AGI - La Festa del cinema di Roma prende oggi il via ufficialmente. Lo fa con una pellicola italiana, l'esodio alla regia di Paola Cortellesi, "C'è ancora domani", una storia scritta insieme a Giulia Calenda e Furio Andreotti e ambientata nella Roma popolare della seconda metà degli anni '40, in bianco e nero, memore del nostro cinema di quegli anni. Un esordio fulminante, una commedia dal potente (e sorprendente) finale che riporta alla grande tradizione italiana dove temi importanti - i diritti delle donne, la società patriarcale italiana del dopoguerra, il diverso trattamento economico tra uomini e donne, la rassegnazione - vengono trattati in maniera a volte quasi scanzonata, con elementi grotteschi e dispensando anche risate (spesso amare).
Paola Cortellesi ha girato il suo film in bianco e nero, forse una vezzo per riportare a un periodo storico che, filmati e video d'epoca alla mano, è appunto in bianco e nero. Il cast del film è formato, oltre che dalla sessa Cortellesi, da Valerio Mastandrea, Emanuela Fanelli, Giorgio Colangeli, Vinicio Marchioni, Francesco Centorame, Paola Tiziana Cruciani, Yonv Joseph, Alessia Barela, Federico Tocci, Priscilla Micol Marino, Mariachiara Orti, Silvia Salvatori, Mattia Baldo, Gianmarco Filippini e Lele Vannoli.
"La storia è nata con la voglia di raccontare la vita di quelle donne che nessuno ha mai celebrato", spiega la regista e attrice romana incontrando la stampa alla Festa del cinema. "C'era un'immagine da cui sono partita: uno schiaffone sulla faccia della donna che poi si risveglia e fa le cose quotidiane, come una 'povera Cenerentola' - continua - c'era voglia di raccontare la storia delle mamme, delle nonne che hanno costruito un tessuto sociale di questo Paese e sono sempre state considerate delle nullità. Loro stesse si sono considerate cosi'. Ci sono state anche donne grandi, con una coscienza, che hanno combattuto per i diritti delle donne, ma poi ci sono donne che nessuno celebra e ricorda che avevano una totale inconsapevolezza, non si rendevano conto delle violenze che subivano: gli era stato insegnato che non contavano niente e per lo era normale".
"Mia nonna - aggiunge la Cortellesi - donna eccezionale, diceva sempre: 'Però, che capisco io?'. Mi piaceva celebrare quelle donne là. Abbiamo attinto ai nostri ricordi personali poi consulenza di Teresa Bertilotti. Perchè si inserisce in un momento ben preciso della nostra storia". Nel film Valerio Mastandrea è Ivano, un uomo violento e autoritario che comanda in maniera dura nella sua famiglia e picchia la moglie Delia (Paola Cortellesi) perchè ha il brutto vizio di parlare troppo. Suo padre Ottorino (Giorgio Colangeli) è peggio di lui ed è il modello a cui si è ispirato. Siamo nella Roma del 1946 e Paola Cortellesi vuole usare quel periodo storico, quando le donne per la prima volta iniziarono a contare grazie al suffragio universale, per parlare della situazione femminile di allora (e di oggi).
Nel film ci sono scene di violenza domestica, ma sono trattate in maniera originale e, se possibile, piacevole: Ivano e Delia ballano e le percosse diventano quasi passi di danza. "Non mi piaceva mostrare l'esito delle violenze, tipo 'vediamo quanto je fa male' - spiega la regista - mi piaceva raccontarlo come un rituale, il modo in cui lei si racconta. La realtà c'è, ma nella sua testa va anche via perchè lei ricomincia la sua giornata come niente fosse. Come niente fosse - ribadisce - è la cosa più violenta che si può mettere in scena". Nei temi trattati, spiega ancora Paola Cortellesi, "non c'è nulla di casuale. Io e Giulia (Calenda, ndr) abbiamo sbobinato molti atti processuali dei femminicidi e notato che la dinamica è sempre la stessa: svilire una persona e poi isolarla. Oggi accade questo - aggiunge - ma accadeva quotidianamente anche allora, magari senza esiti cosi' tragici. I passi avanti su questo punto sono stati fatti, ci sono le leggi, ma il problema è ancora serio.
Cose che ci sembrano cosi' lontane hanno invece fortissime radici nella vita di molte donne e nella percezione che molte hanno di sè", spiega. In quanto al tema del 'salary gap', della differenza di trattamento economico sul lavoro per uomini e donne, la Cortellesi racconta una vicenda personale: "Qualche anno fa ho sentito commenti sul mio contratto: 'ottimo, per essere una donnà. è un dato di fatto - aggiunge - nel mio mestiere ho avuto grandi opportunità, ma chi ne ha meno, a parità di competenze, non riceve lo stesso trattamento. Su questo tema - conclude - con Furio (Andreotti, ndr) e Giulia abbiamo scritto anni fa 'Scusate se esistò". Stasera alle ore 19, l'attore Francesco Di Leva sarà sul palco della Sala Sinopoli dell'Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone per inaugurare la diciottesima edizione della Festa del Cinema di Roma che vedrà la proiezione in anteprima mondiale di 'C'è ancora domani' di Paola Cortellesi, primo film del Concorso Progressive Cinema.
"Racconto con ironia la violenza domestica"
"Il doppio registro è una cosa su cui con gli sceneggiatori ci siamo interrogati. Quanto potevamo spingerci sul linguaggio ironico, quasi cinico, trattando un tema come è la violenza domestica? All'epoca era quasi scontato nelle famiglie italiane, un dato di fatto e lo abbiamo trattato cosi', come qualcosa di ordinario, che accade ogni giorno. Quindi c'è parte di dramma e di commedia: da ragazzina le nonne ci raccontavano queste situazioni con tono scanzonato, parlando di situazioni quasi surreali".
Paola Cortellesi, regista, protagonista e sceneggiatrice - con Giulia Calenda e FuriomAndreotti - di 'C'è ancora domani', film di apertura della 18sima edizione della Festa del cinema di Roma, in programma questa sera in Sala Sinopoli alle 19, spiega come è riuscita a conciliare un tema drammatico come la violenza domestica con uno stile narrativo di commedia. Con risultati eccellenti. "Paliamo di donne di allora, ma forse anche di oggi - aggiunge lo sceneggiatore Furio Andreotti - è credo che il tono della commedia sia quello necessario per raccontare questo tema".
"Continuerò a fare la regista? Sì"
"Volete sapere se dopo questo film continuerò a fare la regista? La risposta è: si'. Amo recitare ma questa per me rappresenta una crescita bellissima. Il regista è un ruolo che prevede molte cose in più a cui badare, ti permette di avere una visione più ampia della storia del film". Paola Cortellesi, al suo debutto dietro la macchina da presa con 'C'è ancora domani', film che stasera apre la 18esima edizione della Festa del cinema di Roma, confessa di aver scoperto un 'mondo meraviglioso', quello del regista.
"Correvo come una pazza dal set al monitor", racconta divertita durante l'incontro con la stampa. Per riuscire a lavorare bene, però, ha applicato un metodo che non sempre si può realizzare su un set: "Ho messo sul piano della preparazione tre settimane di prove che abbiamo fatto, cosa che spesso purtroppo non si può fare quando hai poco tempo per girare un film - spiega - è servito a me per la direzione dei miei attori, ma anche a loro per tirar fuori i dubbi e darmi suggerimenti preziosi che hanno migliorato le scene. Tutte le modifiche che di solito avvengono sul set - aggiunge - sono avvenute prima e sono state messe a copione".