"Volevo raccontare la storia di un eroe perché, se è vero quello che diceva Brecht 'beato quel Paese che non ha bisogno di eroi', è altrettanto vero che è sciagurato quel Paese che dimentica i suoi eroi". Walter Veltroni spiega così perché ha voluto dedicare al segretario del Pci siciliano ucciso da Cosa Nostra nel 1982 un documentario, 'Ora tocca a noi - Storia di Pio La Torre', che sarà presentato oggi alle 19 alla Festa del cinema di Roma.
Incontrare Walter Veltroni alle come incontrare Walt Disney a Disneyland. Questa è casa sua ed è qui che insieme, con la complicità di Goffredo Bettini, quando era sindaco di Roma volle portare nella Capitale il festival cinematografico che oggi festeggia 17 anni. L'ex primo segretario del Pd, ex vicepremier ed ex ministro dei Beni culturali del governo Prodi da tempo si è ritirato dalla politica attiva e si è dedicato al cinema, sua antica e fortissima passione. "Ho ritenuto che la mia stagione fosse finita dal punto di vista dell'impegno politico. Ho deciso di fare quello che potevo per continuare in altre forme di impegno civile", chiarisce.
Sulla situazione politica, però, pur non volendo parlare di partiti o del governo nascituro di centrodestra, ha le idee chiare e una profonda fede nel futuro: "Quello che vedo è che non solo il ceto politico ma lo zeitgeist, lo spirito del tempo, porta chiunque nel nostro Paese abbia un ruolo pubblico a concentrarsi su se stesso e non sul contesto - spiega rispondendo all'AGI - questo gratifica chi lo fa ma non serve agli altri. E' quindi necessario qualcuno che sappia accendere la scintilla, soprattutto nei giovani".
Secondo l'ex sindaco di Roma (che, prudentemente, non vuole parlare della situazione in cui versa la Capitale a guida Pd) "bisogna cercare di trovare una chiave per arrivare a loro". "La politica deve riaccenderla perché c'è grande voglia di impegno civile - dice Veltroni - io ne sono sicuro, ma bisogna farlo. E una scintilla può arrivare dalla cultura". Già, la cultura. Nota dolente per Veltroni: "Purtroppo non mi sembra che ci sia attenzione a questo settore fondamentale - spiega ancora - anche perché in tutte le anticipazioni sui vari ministeri uscite sulla stampa mancava sempre la casella riguardante il ministro della Cultura. Quando nel '96 vincemmo le elezioni con l'Ulivo - ricorda Veltroni - Prodi mi disse che oltre alla vicepresidenza voleva affidarmi un ministero e mi chiese quale volessi. Chiesi la Cultura perché pensavo che il governo dell'Ulivo dovesse far capire che era una priorità".
Veltroni rappresenta un mondo e una classe politica in via di estinzione, in cui la competenza e l'impegno - civile e politico - erano considerati dei valori. Adesso le cose stanno diversamente e la nuova classe politica sembra distratta da altre questioni. E questo potrebbe favorire la mafia. Ne è convinto anche Veltroni che spiega come oggi sia "sommersa ma non è sparita. E' come una piovra e ha allargato i suoi tentacoli - spiega - e il fatto che non si sparga sangue, non vuol dire che sia scomparsa. Al contrario, questi soggetti - mafia, camorra, 'ndrangheta - sono diventati potenze nazionali e mondiali. Si sottovaluta la necessità di recidere i tentacoli, di tagliare quei legami".
Nel suo documentario 'Ora tocca a noi - Storia di Pio La Torre', realizzato con immagini di repertorio a volte inedite delle tv locali e della Rai, ripercorre l'efferato delitto avvenuto quarant'anni fa, la mattina del 30 aprile 1982, di Pio La Torre. Il politico, ex sindacalista e segretario regionale del Pci in Sicilia, fu assassinato insieme al suo amico e collaboratore Rosario Di Salvo mentre si recava in ufficio a Palermo. Mandanti, concluse il processo svoltosi quasi dieci anni dopo nell'aula del carcere dell'Ucciardone: i boss della Cupola di Cosa Nostra.
"Il titolo 'Ora tocca a noi' ha un doppio significato - spiega Veltroni - uno è la lucida considerazione di Pio La Torre che sapeva di essere nel mirino di Cosa Nostra ma ha continuato la sua battaglia. E l'altro è che ora tocca a noi continuare perché c'è una bandiera che non deve restare per terra: le idee di Pio devono essere portate avanti", aggiunge.
"Volevo raccontare la storia di un eroe - aggiunge - perché se è vero quello che diceva Brecht 'beato quel Paese che non ha bisogno di eroi', è altrettanto vero che è sciagurato quel Paese che dimentica i suoi eroi. Pio aveva un fuoco dentro di sé legato alla politica più alta", ricorda Veltroni, che conosceva personalmente Pio La Torre con cui aveva lavorato e dei cui figli era amico. "Non esiste più la quella passione politica - continua - e forse viene facile dire che le persone sono diverse, ma io credo che diverso sia il contesto. Non per nulla in tutto il mondo c'è lo stesso fenomeno. Il Pci allora era una comunità di persone che avevano a cuore sentimenti comuni - aggiunge l'ex segretario democratico - il dolore di Macaluso che, come si vede nel documentario, racconta quando Pio gli disse 'ora tocca a noi' è il dolore nato nella lotta, nelle battaglie comuni. Il Pci in Sicilia era uno dei baluardi contro la mafia", aggiunge.
"Uomini come Pio La Torre erano persone poco dotate di ideologia, nel senso di sistema chiuso, ma avevano forti ideali, valori di principi a cui ispirare la politica in generale - spiega ancora Veltroni - Pio La Torre è voluto tornare a tutti i costi in Sicilia, era un riformista che aveva passione per le battaglie civili, per le masse. In lui c'era una forte passione per un ideale", conclude.
'Ora tocca a noi - Storia di Pio La Torre', prodotto da Minerva Pictures, Rai documentari e Istituto Luce-Cinecittà, sarà programmato a dicembre su Raitre.