AGI - Alla Festa del cinema di Roma è il giorno del documentario di Alex Infascelli 'Mi chiamo Francesco Totti', presentato come evento speciale. Un ritratto, anzi un autoritratto di un campione raccontato da lui stesso con immagini storiche e altre private, riprese amatoriali, girate per lo più dal fratello Riccardo, che raccontano la vita del calciatore italiano più importante della storia. E che questo sia vero lo si capisce quando scorrono le immagini di Totti bambino, poi ragazzo prodigio che cresce velocemente fino a diventare uomo per concludere la sua parabola sportiva a 40 anni con un tributo all'Olimpico da parte di 60mila tifosi in lacrime.
Con Francesco Totti il tempo si è fermato per 25 anni
Totti ha rappresentato per diverse generazioni un punto fermo. Con lui il tempo si è fermato. Il capitano della Roma è stato un riferimento in campo, per i compagni, e nella vita per milioni di tifosi e appassionati di calcio. Forse non solo quelli di fede giallorossa. Per 25 anni il suo nome è stato associato - diventandone quasi sinonimo - con la squadra della As Roma. Ed è questo l'aspetto che ha curato di più il regista Alex Infascelli, che fa dire a Francesco Totti - protagonista nelle immagini di repertorio, conduttore e voce narrante del documentario - la frase che spiega perché nessun calciatore in Italia è mai stato come l'ex numero 10 giallorosso: "Questo tempo è passato. Pure per voi però...", dice un sornione Francesco Totti guardando in camera.
Nel documentario, l’ex capitano della Roma ripercorre tutta la sua vita, come se la vedesse proiettata su uno schermo insieme agli spettatori. Le immagini e le emozioni scorrono tra momenti chiave della sua carriera, scene di vita personale e ricordi inediti. Un racconto intimo, in prima persona, dello sportivo e dell’uomo. Una storia che parte dalla prima vacanza a Porto San Giorgio a fine anni '70 con il piccolo Francesco che cammina a stento ma già insegue un pallone per poi passare a immagini nel cortile della scuola elementare Manzoni quando inizia a stupire i suoi compagni di classe ("giocavamo alle 'paperelle': dovevamo colpire i nostri compagni che passavano sulla scalinata della scuola. Io li prendevo tutti", racconta) e giungere al debutto nel calcio, prima alla Fortitudo, società che era a poche centinaia di metri da casa sua a Porta Metronia, e poi alla Lodigiani, "la seconda squadra della Capitale dopo la Roma", racconta con quello spirito anti-laziale che lo ha sempre contraddistinto. E proprio questo ultimo aspetto, l'attaccamento fortissimo ai colori giallorossi, sono alla base della sua scelta di passare dalla Lodigiani alla Roma.
Universi paralleli: Totti 'bandiera' della Lazio
Corteggiato anche dalla Lazio, Totti racconta infatti di aver accettato la Roma perché in famiglia tutti erano tifosi di quella squadra ("se mi avessero costretto ad andare nelle giovanili della Lazio, non gli avrei più parlato"). In un universo parallelo, se Francesco Totti fosse nato in una famiglia di fede calcistica biancoceleste, quindi, la storia del calcio - e quella sua - sarebbe stata un'altra. E invece è approdato a Trigoria facendo subito numeri da campione e arrivando a 16 anni alla convocazione in prima squadra dove giocava come capitano il suo idolo, il 'principe' Giuseppe Giannini, fino al debutto in Serie A il 28 marzo 1993. Da quel momento il nome di Totti diventa sempre più familiare ai tifosi e i giornalisti ne parlano sempre più spesso.
La storia di Infascelli prosegue poi toccando situazioni note, vissute dai tifosi spesso accanto al loro capitano. A partire dall'arrivo dell'allenatore che poteva cambiare per sempre la vita di Totti e la storia della As Roma: l'argentino Carlos Bianchi, convinto che i romani erano tutti scansafatiche. E così, dopo aver ottenuto di non far rinnovare il contratto a Giuseppe Giannini, la richiesta di vendere il ventenne Totti a cui avrebbe preferito il più maturo Litmanen. E qui una delle tante svolte nella vita sportiva del campione romano: la partecipazione al trofeo Città di Roma al quale non avrebbe dovuto giocare e la sfida con Litmanen vinta in maniera clamorosa dall'italiano, migliore del torneo e autore di giocate e due gol incredibili. Alla fine Franco Sensi lo blinderà e sarà Carlos Bianchi a dover fare le valigie.
La presenza costante di Dio
Nel documentario sono diversi gli episodi raccontati in cui il caso - oppure Dio, come ripete più volte Francesco Totti che si dimostra un convinto credente - è intervenuto nelle scelte di Totti. E' accaduto quando è stato chiamato mentre stava giocando una partita con la Roma primavera per aggregarsi alla prima squadra. Poi in uno dei rari momenti in cui la situazione si era fatta difficile con i tifosi e la corte del Real Madrid era fortissima. Contro il consiglio di tutti lui scelse di restare. E' accaduto poi dopo l'infortunio a febbraio 2006 da cui si è ripreso in maniera miracolosa per poter partecipare da protagonista (gol decisivo su rigore con l'Australia) al mondiale vinto dall'Italia in Germania. Era accaduto anche nel 2001 dopo che "era successa una cosa impensabile", lo scudetto vinto dalla Lazio ("Non sono uscito di casa per diversi giorni"): la Roma vinse immediatamente lo scudetto, il terzo, riconquistando il primato cittadino e nazionale.
La 'guerra' con Luciano Spalletti
Il racconto sportivo alterna successi a tappe meno esaltanti per la Roma, ma non per Totti, sempre leader, amatissimo e vero condottiero. E ce n'è anche per Luciano Spalletti. Il tecnico che lo aveva amato e vezzeggiato nel 2006, che gli era stato vicino quando si era infortunato e lo aveva aiutato a recuperare la forma, tornato a Trigoria nel 2016 era un'altra persona e il suo rapporto con Totti si è rivelato subito difficilissimo. L'ex campione, come già aveva raccontato nella sua autobiografia ('Un capitano', edizione Rizzoli), confessa di non sapere il motivo dell'astio, ma di fatto tra i due il dialogo si rompe. Anche per molte decisioni che appaiono umilianti prese dal tecnico toscano: molte volte fa scendere in campo Totti per pochi minuti.
Il destino di Totti era di giocare fino a 40 anni
Sembra inevitabile l'addio a fine anno, ma qui interviene ancora Dio e Totti si conquista a furor di popolo la riconferma per un altro anno, quello dei suoi 40, segnando gol e fornendo assist decisivi in quegli spiccioli di minutaggio concessogli. Clamorosa la partita Roma-Torino in cui Totti entra in campo a tre minuti dal termine sul 2-1 per i granata e segna due gol, uno su azione e uno su rigore, toccando due soli palloni e mandando in visibilio il pubblico. L'anno dopo, però, inevitabilmente la sua carriera finisce (complice Spalletti che lo fa giocare sempre meno), celebrata con una partita all'Olimpico contro il Genoa vinta al fotofinish in cui arriva il tributo di 60mila tifosi che danno l'addio al Capitano e di fatto 'esonerano' Spalletti diventato per tutti "il cattivo".
'Mi chiamo Francesco Totti' è sport, tanto sport. Ma è anche la vita di un uomo. E così sono moltissimi i filmati privati, gli omaggi agli amici di sempre, al cugino Angelo, al fratello Riccardo, ai genitori. Poi c'è l'amore per Ilary Blasy e il racconto della dichiarazione che voleva fare al derby e che per poco non riuscì: voleva mostrare una maglietta con la scritta '6 unica', ma se non avesse segnato non l'avrebbe potuta far vedere. Ma ancora una volta Dio interviene e il gol - uno dei più belli della sua carriera - arriva: l'ultimo della Roma, quello del 5-1, segnato con uno splendido pallonetto da fuori area al portiere laziale Angelo Peruzzi.
"Quanto tempo è passato. Pure per voi, però..."
Tanta vita, tanto sport e tante emozioni nel documentario di Alex Infascelli. E una sensazione che emerge e lascia l'amaro in bocca: "Questo tempo è passato. Pure per voi però...", dice Totti. E ha ragione. Il documentario di Alex Infascelli, pluripremiato regista di 'Almost Blue' e 'S Is for Stanley', prodotta da The Apartment e Wildside con Capri Entertainment Fremantle e Rai Cinema in collaborazione con Sky e Amazon Prime, sarà presentato oggi come evento speciale alle ore 19 nella Sala Petrassi e alle ore 19.30 anche in Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica e poi sarà in sala per tre giorni dal 19 al 21 ottobre distribuito da Vision. Alla proiezione non ci sarà il protagonista colpito da un lutto nei giorni scorsi (il padre è morto per coronavirus).