I l cinema mainstream si sta lasciando alle spalle le scene di sesso. A dare l’annuncio un’analisi specifica curata dal Washington Post che scrive “Il sesso sta scomparendo dal grande schermo e sta rendendo i film meno piacevoli”. Ma come si spiega questa rivoluzione del linguaggio cinematografico che, invece di progredire, fa passi indietro costruendo dei nuovi tabù? Ci ha ragionato anche il Guardian che, con il consulto di una serie di studiosi e tecnici della materia non ha potuto far altro che darsi un’unica spiegazione plausibile: i soldi, naturalmente.
Lo conferma Stephen Galloway, editorialista dell’Hollywood Reporter: “Le variazioni sono principalmente di natura economica, i film – dice - devono fare appello ai cosiddetti quattro quadranti - maschili e femminili, sopra e sotto i 25 anni. Non è un nuovo puritanesimo – prosegue - Hollywood è sempre stata puritana. Riguarda l'economia. Includi il sesso e otterrai una valutazione 'R', e questo significa niente bambini". In questo modo il film perde una prozione importante di pubblico e di introiti.
E se da un lato si riscontra una larga apertura per quanto riguarda la tematica dell’omosessualità, basti pensare a due recenti successi musicali come “Bohemian Rhapsody”, biografia su Freddy Mercury e su una parte della sua avventura con i Queen, e “Rocketman”, sulla carriera e sulla vita privata di Elton John, ai quali si potrebbe aggiungere anche la pellicola tutta italiana di Luca Guadagnino, “Chiamami col tuo nome”, dall’altro sempre Galloway ipotizza anche un’eventuale influenza del movimento #MeToo che ha reso le attrici a suo dire più pronte a dire di no a scene di nudo. Anche quando quel nudo, magari, potrebbe rappresentare una svolta decisiva per la propria carriera.
Una questione anche di immagine, ipotizza ancora il Guardian, ciò che le attrici non guadagnano rifiutando scene di sesso al cinema che poi finiscono in rete come un porno qualsiasi, viene recuperato con servizi fotografici più gestibili in termini di qualità del prodotto artistico e relativa distribuzione. Tant’è che quando poi viene girata una scena particolarmente esplicita è subito scandalo. Già annunciato, per esempio, quello relativo alle immagini della serie “Euphoria” che ha come protagonista l’ex stella della Disney Zendaya, che sarà possibile vedere in scene di sesso, di stupri e anche in overdose.
Il regista Sam Levinson, figlio d’arte del più famoso Barry, ha già preannunciato a Variety che nel vedere alcune puntate della serie "ci saranno genitori che andranno completamente fuori di testa”. In realtà questa nuova piega parrebbe essere un riflesso di una situazione del cinema americano che vede nello scandalo Weinstein solamente la punta di un iceberg molto più grande. Del resto anche Marilyn Monroe definiva Hollywood come “un bordello sovraffollato, una giostra con letti per cavalli”. Ed erano ben altri tempi.
In realtà la professoressa Linda Hirshman, autrice di Reckoning, un nuovo importante studio sugli abusi sessuali, svela un altro aspetto poco considerato della questione: molte attrici con le quali ha parlato più che essere spaventate dal mostrarsi nude lamentano abusi sessuali da parte dei colleghi: “In alcuni casi, i co-protagonisti maschili hanno approfittato durante le scene di sesso, toccandole dove non era necessario per la scena”. Ci sono radici dunque molto più profonde nella scelta da parte del cinema a stelle e strisce di mettere da parte ogni riferimento visivo esplicitamente a sfondo sessuale. E al momento dunque sarà meglio non avere troppe aspettative sul rivedere scene epiche come quelle di “Nove settimane e mezzo” o “Ultimo tango a Parigi”.