L ’Oscar ha perso il suo fascino, i dati parlano chiaro: nel 2018 gli ascolti sono crollati del 20%, solo 26,5 milioni di americani hanno assistito alla consegna delle statuette, un minimo storico. La cerimonia che ogni anno teneva incollata l’America alla tv ormai ha perso il suo appeal. Se in Italia accettiamo per cinque giorni l’anno, in occasione del Festival di Sanremo, di restare sul divano per più di quattro ore, gli americani si sono stufati di uno show così lungo, anche se si tratta di un unico evento annuale.
Arrivata al 91esimo anno di vita allora l’Accademy ha deciso di stringere i tempi: 3 ore, non un minuto di più. Ciò vuol dire che qualcosa andrà estromesso dallo spettacolo e non potendo toccare né le categorie principali, quindi miglior attore, attrice, regista e naturalmente, film, insomma la passerella delle star; né quelle utili alla messa in scena dello stesso show, come, per esempio, miglior canzone originale, solitamente poi eseguita dal vivo (e quest’anno super favorita è Lady Gaga, oscurarla non sarebbe intelligente), a venire consegnate in fretta e furia durante le pubblicità saranno quattro categorie considerate “tecniche”: il premio al miglior montatore, al miglior direttore della fotografia, al miglior cortometraggio e al miglior truccatore.
Negli Stati Uniti la notizia non è stata accolta con particolare entusiasmo dagli addetti ai lavori, d’altra parte relegare certe categorie, due in particolare, montaggio e fotografia, come se fossero appendici inutili nella produzione di un film, è perlomeno offensivo. Montaggio e fotografia sono elementi essenziali, di fatto due revisioni registiche senza le quali nessun capolavoro, appunto, da Oscar, potrebbe mai nemmeno essere pensato. Rumors tra gli addetti a quelle categorie denominate in gergo “below the line” stanno sommessamente protestando, non capendo perché le cinque canzoni nominate debbano essere eseguite tutte e il loro momento di gloria invece sbrigato come una pratica noiosa.
Ma quest’anno si punta allo share e non si fanno prigionieri su quella strada. Anche per questo ad agosto era giunta addirittura la notizia di una nuova categoria in gara, una categoria particolarmente “spettacolare” e che avrebbe permesso di far salire sul palco star dello showbiz hollywoodiano che solitamente per una sera venivano messe da parte. L’avevano intitolata “Best Popular Film”, film popolare letteralmente, una volta li avremmo chiamati “Blockbuster”, una categoria che avrebbe fatto comodo alla ABC, rete che trasmette la serata e di proprietà della Disney, che ormai del genere è diventata leader indiscussa, così come spiega il sito movie.talkmedia.it.
“La Disney detiene la proprietà della Marvel e di Star Wars, ha appena acquisito la Twentieth Century Fox, mettendo le mani sugli X-men e affini e i Fantastici 4, per non parlare della saga di Alien, i futuri Avatar e molto di più. In parole povere, un buon 50% della produzione che può concorrere a quella categoria è nelle mani di un unico player, che è lo stesso che con lo spettacolo degli Oscar fa altri soldi vendendone i diritti in tutto il mondo”.
Forse accorgendosi di aver esagerato, allora hanno cambiato idea e fatto un passo indietro. Il cambiamento invece che hanno annunciato e dato per certo è quello della data della premiazione, che dal 2020 sarà anticipata al 9 febbraio, e non è una scelta di secondo piano, gli Oscar infatti tenteranno di anticipare e mettersi alle spalle una serie di premi che secondo gli esperti ne inficerebbero il fascino e l’attesa. Ciò naturalmente creerà diversi problemi ai membri dell’Accademy che, a quanto pare, già adesso fanno fatica ad arrivare preparati alla valutazione di tutti i film in concorso; fino a qualche anno fa, con la data sul calendario segnata a marzo, il tempo era decisamente maggiore.