AGI - "Ho risposto all'appello che il Papa ha fatto agli artisti nell'unico modo che so: immaginando e scrivendo una sceneggiatura di un film su Gesù. E sto per cominciare a realizzarlo". Così ha detto Martin Scorsese, ospite di La Civiltà Cattolica, sollecitato dalle domande del direttore della rivista internazionale dei gesuiti, padre Antonio Spadaro. La conversazione tra i due è stata molto approfondita e diretta. Scorsese, viaggiando tra i riferimenti ai suoi film e il racconto di vicende personali, ha innanzitutto spiegato come ha agito in lui l'appello del Santo Padre "a farci vedere Gesù".
A proposito di cinema, ha raccontato della sua ammirazione per l'immediatezza del Gesù di "Il Vangelo secondo Matteo" di Pasolini, dell'esperienza e del significato di "L'ultima tentazione di Cristo" e dello step successivo nella sua ricerca sulla figura di Gesù rappresentato dalla realizzazione di "Silence". Al termine, il dialogo è divenuto sempre più personale: Scorsese ha parlato della sua esperienza della Grazia e della misericordia, e della presenza della violenza nella sua vita come nei suoi film.
La conversazione tra il regista statunitense e il direttore di La Civiltà Cattolica è stata il momento centrale dell'ultima giornata di un convegno, dal titolo "The Global Aesthetics of the Catholic Imagination", organizzato dalla rivista internazionale dei gesuiti insieme alla Georgetown University di Washington nei giorni dal 25 al 27 maggio, a Villa Malta, a Roma. L'incontro ha riunito oltre 40 tra poeti, narratori, sceneggiatori e registi da vari Paesi del mondo che si identificano come cattolici, o che sentono che il cattolicesimo è stato una dimensione formativa del loro sviluppo artistico.
Essi si sono impegnati in una conversazione sulle dimensioni spirituali e religiose della vita che continuano a plasmare il loro immaginario poetico e letterario. Questa mattina alle ore 10:30 i partecipanti, insieme ai loro familiari, sono stati ricevuti in udienza da Papa Francesco, che ha consegnato personalmente ai presenti la sfida "per l'immaginazione cattolica del nostro tempo", ossia "non 'spiegare' il mistero di Cristo, che in realtà è inesauribile; ma farcelo toccare, farcelo sentire immediatamente vicino, consegnarcelo come realtà viva, e farci cogliere la bellezza della sua promessa". Il Santo Padre in particolare, dopo aver proposto ai presenti tre immagini dell'artista, ha detto loro: "La vostra opera ci aiuta a vedere Gesù, a guarire la nostra immaginazione da tutto ciò che ne oscura il volto o, ancor peggio, da tutto ciò che vuole addomesticarlo. Addomesticare il volto di Cristo, quasi per tentare di definirlo e di chiuderlo nei nostri schemi, significa distruggere la sua immagine. Il Signore ci sorprende sempre, Cristo è sempre più grande, è sempre un mistero che in qualche modo ci sfugge".