AGI - Il 5 aprile su Rai 2 in prima serata va in onda la quinta stagione di 'Rocco Schiavone'. In occasione della presentazione alla stampa della serie tv l'AGI ha incontrato Marco Giallini per parlare del personaggio inventato da Antonio Manzini e, soprattutto, del traguardo dei 60 anni che taglierà il 4 aprile.
Come è cambiato il personaggio dalla prima edizione del 2016 a oggi? "Rocco Schiavone invecchia con me: non so se è una cosa bella o brutta, ma posso dire che a fare le passeggiate con le mani 'in saccoccia' mi ci trovo meglio che se devo correre", dice ridendo. Poi spiega: "Rocco ha un'evoluzione come tutti gli uomini di questa terra. Un'evoluzione che rispetta sempre quello che è il personaggio, una persona intuitiva che riesce sempre a risolvere i problemi", aggiunge.
Il 4 aprile Marco Giallini compie 60 anni. È un compleanno importante in cui di solito si fanno dei bilanci "Ma no, non me ne frega niente (ma lui usa un'espressione un po' più forte, alla Rocco Schiavone, ndr), per me è come quando avevo 35 anni. Faccio la stessa 'caciara', dico le stesse cose, vado in motocicletta", risponde all'AGI. Poi aggiunge: "Di solito invecchiando si dorme di meno, invece io dormo di più... faccio come Brad Pitt in 'Benjamin Button': dormo tanto, mi metto a letto e dormo".
Ma almeno il compleanno, 60 anni tonti tondi, li festeggerà? "Il compleanno proprio non lo vedo... da quando avevo 18 anni. Eravamo in tre, mi ricordo: io, Walter e il 'Banana'... Poi dopo non l'ho più festeggiato. I miei figli mi festeggiano", aggiunge.
Giallini ha due figli, Rocco e Diego, avuti nel 1998 e nel 2005 dalla moglie Loredana, tragicamente scomparsa nel 2011 per un'emorragia cerebrale. Il più grande ha iniziato a lavorare nel mondo del cinema come aiuto regista e fotografo, mentre l'altro studia ancora al Liceo. "Per fortuna non sembrano voler seguire le orme paterne - racconta - almeno non la strada dell'attore. Rocco ha lavorato con Paolo Genovese, ma lui vorrebbe fare l'operatore o lavorare nel reparto fotografia. Diego invece per ora fa il Liceo classico...".
Giallini dice di sentirsi un ragazzino, ma il tempo che passa lo ha fatto maturare come attore. Una carriera iniziata, dopo la scuola mai frequentata con piacere ("i miei figli hanno fatto il Classico, per me fare il classico significava andarsene in giro in motorino") e una serie di lavoretti, dall'imbianchino al venditore di bibite. A 22 anni la scoperta del teatro e della recitazione, affinata frequentando la scuola teatrale 'La Scaletta' di Roma.
Da quel momento la recitazione diventa la sua passione: tra il 1988 e il 1996 lavora con alcuni dei nomi più grandi del teatro italiano, da Arnoldo Foà a Ennio Coltorti, da Adriano Vianello a Maurizio Panici e Angelo Orlando. Proprio quest'ultimo, nel suo debutto alla regia cinematografica, gli affida il primo ruolo importante nel cinema nel 1995, facendogli interpretare la parte di un poliziotto nel film 'L'anno prossimo vado a letto alle dieci'. Non un grande successo, ma Giallini inizia a farsi notare.
E nel 1998 il regista Marco Risi lo inserisce nel cast del suo film 'L'ultimo capodanno' dietro segnalazione dell'amico Valerio Mastandrea. Con quest'ultimo interpreta anche il suo primo ruolo da coprotagonista in 'L'odore della notte', secondo film di Claudio Caligari.
Da qui la carriera decolla: Giallini gira, in ruoli quasi sempre di primo piano, oltre 40 film per il cinema, 6 per la tv e anche otto serie tv tra cui 'Romanzo Criminale' del ruolo del Terribile e 'Rocco Schiavone', giunto alla quinta stagione. Tra i suoi film più famosi, due che gli hanno fatto vincere il Nastro d'Argento come miglior attore: 'ACAB - All Cops Are Bastards' di Stefano Sollima e 'Perfetti sconosciuti' di Paolo Genovese.
Giallini a 60 anni si sente un ragazzino, ma professionalmente è maturato. Si può dire che è cambiato dai suoi primi film degli anni '90? "Non direi che sono cambiato - risponde all'AGI - forse sono diventato più consapevole. In età matura l'attore sta meno attento a guardarsi e pensa di più alle questioni tecniche. Io amo guardare come lavorano gli altri - aggiunge - voglio vedere cosa devo fare. Io penso che tutti possano fare il cinema, basta che abbiano un bell'aspetto. Ma poi bisogna vedere come lo fanno. Devi metterci il cuore e, se sei un bravo attore, credimi, si vede subito".
Il 4 aprile non si festeggia, d'accordo. Ma se dovesse ricevere un regalo, cosa desidererebbe oggi? "Che regalo vorrei? Un paio di pantaloni", la risposta secca alla domanda dell'AGI. "Ti ho stupito, vero? Tutti dicono un mondo migliore... beh, io no: un paio di pantaloni. Belli. Pensa che i primi Levi's li ho comprati a 27 anni...", aggiunge.
Romano e romanista sfegatato, non potrebbe chiedere lo scudetto alla Roma? "Ma no, quello non è un regalo: quella è una cosa seria. Ma dato che non accadrà... quest'anno no...", aggiunge sornione. Neanche un pensiero all'Europa League, competizione europea di calcio nella quale la sua squadra del cuore è impegnata nei quarti di finale? "E no? Non me dì così...", protesta Giallini prima di allontanarsi (e dopo aver fatto con grande discrezione il più classico dei gesti apotropaici).