AGI - Per raccontare Tinto Brass, il regista italiano che ha sdoganato le pellicole erotiche elevandole al rango nobile di cinema d'autore e che domenica 26 marzo compie 90 anni, bisogna partire da un episodio. In un'intervista all'AGI nel gennaio del 2010 raccontò il suo sogno, poi non realizzato: "Girerò il primo film erotico in 3D della storia del cinema. S'intitola 'Chi ha ucciso Caligola?' ma in molti l'hanno già ribattezzato 'Chiavatar'", raccontò Tinto Brass.
Un progetto ambizioso. "Sarà il primo film del genere in 3D al mondo, oltre a essere forse il primo film 3D in Italia - disse il regista - riprendo il mio vecchio progetto del film sull'imperatore di Roma che mi fu scippato dagli americani e ne faccio un nuovo film". Era un progetto concreto? All'AGI disse che le riprese sarebbero dovute iniziare tra maggio e giugno 2010 e avrebbe raccontato "la parte finale della vita di Caligola, la sua follia per la morte dell'amata sorella Drusilla, la decisione di far prostituire le mogli dei senatori per finanziare le casse dell'impero".
"Ci sarà poi un gruppo di senatori che cercherà di mettere al potere lo zio scemo Claudio e Messalina - ha raccontato - il film del '79 che gli americani mi scipparono, finendolo e montandolo loro, parlava dell'orgia del potere. Questo parlerà del potere dell'orgia", annunciò. Una dichiarazione che fece scalpore ed ebbe un'eco immensa in tutto il mondo quando sembrava che la tecnologia appena mostrata in maniera clamorosa da 'Avatar' di James Cameron (nel 2009) dovesse contagiare tutto il cinema. Purtroppo quel progetto non andò in porto: il 18 aprile 2010 Tinto Brass fu ricoverato nel reparto di neurochirurgia dell'ospedale di Vicenza a causa di un'emorragia cerebrale. Il regista si ristabilì poi nei mesi successivi ma di fatto non è mai più tornato dietro la macchina da presa.
Tinto Brass, un uomo, due registi
Quel progetto mai realizzato, comunque, racconta molto dell'uomo e dell'artista Tinto Brass, regista sopraffino, grande esperto e cultore di cinema, innamorato della pellicola (fino a quando ha girato film - nel 2005 il suo ultimo lungometraggio da regista, 'Monamour' e nel 2009 l'ultimo corto, 'Hotel Courbet' - non ha mai usato il digitale) quasi quanto le donne - soprattutto viste dal 'lato B' - e grande provocatore.
Nel cinema ci sono due Brass registi: quello fino a 'Salon Kitty' e quello dopo 'Caligola'. Il primo è quello cresciuto alla scuola del documentarista olandese Joris Ivens e del cinema realista della Nouvelle Vague francese, amato e apprezzato dalla critica italiana come autore ideologico e polemico verso la società e la politica degli anni '60 e '70. È il Tinto Brass che fa il debutto nel cinema nel 1963 con il lungometraggio 'In capo al mondo', apologo sul disagio giovanile, di cui cura anche la sceneggiatura e il montaggio, il cui titolo viene cambiato in 'Chi lavora è perduto'.
Dopo quel film, Brass esprime un cinema intimo e originale - 'Col cuore in gola' (1967), 'L'urlo' (1968), 'Nerosubianco' (1969), 'Dropout' (1970), 'La vacanza' (1971) - che gli vale anche l'apprezzamento dei produttori americani che pensano a lui per dirigere l'adattamento cinematografico di 'Arancia meccanica'. Il regista però preferisce finire 'L'urlo' e il film viene affidato a Stanley Kubrick.
La scelta del porno-soft
Poi c'è un altro Brass, quello universalmente noto come il 're dell'erotismo', un regista che ha portato il piacere del sesso nel cinema d'autore, abusando spesso della sua fama e bravura per girare pellicole decisamente esplicite e spesso di livello artistico modesto. Questo 'secondo' Brass è quello che, con buona pace dei critici che non l'hanno mai perdonato per aver 'tradito' il cinema cosiddetto 'alto' per un genere che spesso rasenta il porno-soft, resta nella memoria collettiva. E nella storia del cinema. Non a caso la dichiarazione resa all'AGI su 'Chiavatar' ha fatto il giro del mondo ed è stata rilanciata da prestigiose testate come The Hollywood Reporter o Empire.
Tutto cominciò all'inizio degli anni '70 quando il regista, amato dai critici ma non soddisfatto dei risultati dei suoi film cerca una nuova forma espressiva e uno stile che possa definirlo. E così nel 1975 gira 'Salon Kitty', un film che risente delle atmosfere dei film di Luchino Visconti e di 'Portiere di notte' di Liliana Cavani, in cui analizza il rapporto tra sesso e potere. Un film in cui emette i primi vagiti il Tinto Brass erotico, in cui le scene di sesso che iniziano a essere esplicite sono comunque inserite nel contesto e del tutto funzionali alla storia. Con questo film Brass scopre il piacere di turbare il pubblico - Quentin Tarantino ha definito le scene iniziali del film come la cosa più strana mai vista al cinema, affermando che le immagini in cui viene ucciso un maiale rendono lo schermo ributtante agli occhi dello spettatore - ma anche quello di eccitarlo.
E così nel 1979 si dedica alla sua opera più controversa e sfortunata: 'Caligola'. Il film ebbe una produzione molto travagliata a causa dei contrasti tra il regista e la produzione Usa che portarono all'estromissione di Brass dal montaggio. Oggi del film esistono sette versioni e alcune, particolarmente violente e spinte, sono difficili da rintracciare. Il regista disse che il film uscito in Italia col titolo 'Io, Caligola' era in qualche modo vicino a quello che voleva fare e aveva girato, mentre quello negli Usa era "una vera porcata".
La svolta del re dell'eros
Questo film, comunque, segna il punto netto di svolta per Brass. Da quel momento inizia la marcia che rapidamente lo porterà alla consacrazione come 're dell'eros' e a fare del suo cinema un unicum nel panorama mondiale. Dopo 'Action' del 1980, una beffarda e autobiografica riflessione sul rapporto che lega arte e pornografia, realizza il suo capolavoro: nel 1983 gira 'La chiave' con Stefania Sandrelli, tratto dal romanzo omonimo dello scrittore giapponese Junichiro Tanizak.
Questa pellicola, che ebbe un buon successo di pubblico e di critica, fa entrare Tinto Brass nell'olimpo di questo genere erotico, attirandogli però anche le ire di alcune femministe che gli rimproveravano una certa considerazione della donna come oggetto, oltre quelle della classe sociale più tradizionalista e quella cattolica.
Critiche destinate a rinnovarsi negli anni alimentate dai suoi film e dalle sue provocazioni ("Non basta un bel cu.. per far carriera se non c’è una mano che lo spinge avanti” e, ancora, “I veri pervertiti sono coloro che reprimono i loro istinti sessuali invece che viverli liberamente”) che gli hanno anche provocato molti problemi di carattere giudiziario. Brass ha raccontato che sono stati censurati 26 film su 27.
E così, dopo 'La chiave', escono puntualmente accompagnati da un alone di scandalo (e dalla censura) 'Miranda' nel 1985 con Serena Grandi, rivisitazione de 'La locandiera' di Goldoni, e 'Capriccio' nel 1987 con Francesca Dellera. Nel 1988 Brass si prende una pausa dal genere erotico: dirige 'Snack Bar Budapest' (tratto dall'omonimo romanzo di Marco Lodoli e Silvia Bre), un noir visionario che ottiene buone critiche, ma scarso riscontro commerciale. E' l'ultima volta che Brass cede (forse) alle pressioni dei critici e decide che il suo cinema sarà esclusivamente quello erotico. E così realizza i suoi film più espliciti e goderecci: dopo 'Paprika' (1991), che lancia Debora Caprioglio, e 'Così fan tutte' (1992) con l'esordiente Claudia Koll, arrivano altre pellicole che sono sempre accompagnate da scandalo e scalpore anche se di livello artistico modesto: 'L'uomo che guarda' (1994), 'Fermo posta Tinto Brass' (1995), 'Monella' (1998), 'Tra(sgre)dire' (2000), 'Senso '45' (2002), 'Fallo!' (2003) e 'Monamour' (2005).
L'ultimo film, l'ultima moglie
L'ultimo lavoro di Brass è del 2009: in occasione di una retrospettiva a lui dedicata, porta alla Mostra del Cinema di Venezia il cortometraggio di 18 minuti 'Hotel Courbet' con l'attrice Caterina Varzi, che sposerà nel 2017 in seconde nozze (la prima moglie, Carla Cipriani, è morta nel 2006; con lei Brass ha avuto due figli, Beatrice e Bonifacio).
Oggi Giovanni Brass detto Tinto (il nonno pittore Italico Brass gli diede il nomignolo affettuoso di Tinto dal nome del pittore veneziano Tintoretto), nato a Milano il 26 marzo 1933 in una famiglia benestante e colta, avvocato come il padre Alessandro, allievo di Francesco Carnelutti, uno degli avvocati penalisti più affermati di Venezia, diventato il 're del cinema erotico', festeggia i suoi 90 anni nella sua casa di Isola Farnese nell'Agro Romano accanto all'inseparabile moglie ed ex musa Caterina Varzi.