AGI - 'Titanic', il film di James Cameron del 1997 che lanciò la carriera di Leonardo DiCaprio e Kate Winslet, tornerà il 9 febbraio nelle sale italiane in occasione del 25 anniversario in una versione rimasterizzata. Il film, vincitore di 11 Oscar (miglior film, miglior regia, miglior fotografia, miglior montaggio, miglior scenografia, migliori costumi, miglior colonna sonora originale, miglior canzone originale, miglior sonoro, miglior montaggio sonoro e migliori effetti speciali), tornerà nelle sale cinematografiche in 3D.
Protagonisti della pellicola del 1997, terzo maggior incasso della storia del cinema, due giovanissimi attori ventenni destinati a diventare protagonisti dello star system e vincere l'Oscar, Leonardo DiCaprio e Kate Winslet. In occasione del ritorno in sala di 'Titanic', James Cameron, in a una conferenza stampa internazionale alla quale ha partecipato anche l'AGI, ha risposto alle domande della stampa.
La prima, inevitabile, è la seguente: perché far tornare in sala un film che hanno visto - al cinema o in TV - praticamente tutti al mondo (e anche più di una volta)? E la risposta è sorprendente, come lo è Cameron: il tema trattato non è mai stato attuale come oggi quando, per colpa dei paesi ricchi che non si curano abbastanza dei cambiamenti climatici, il mondo, come il Titanic, sta andando contro un iceberg. E a pagarne le conseguenze peggiori saranno i poveri.
"Se pensiamo a quali sono le tematiche del film - spiega il regista - le tematiche sottintese del 'Titanic', ai ricchi e ai poveri, a chi ha e a chi non ha, a chi sopravvive e a chi muore. Accadde che tra le persone in terza classe, morirono quasi tutti gli uomini e circa la metà delle donne e dei bambini. Tra le persone in prima classe, invece, circa la meta' degli uomini morirono e quasi tutte le donne e i bambini sopravvissero, con solo una o due eccezioni".
"Ebbene, ora stiamo affrontando un'altra crisi, quella del cambiamento climatico. Ci hanno avvertito per anni, lo vediamo arrivare dritto verso di noi, non possiamo invertire la rotta. È esattamente come il maledetto iceberg. Ci sbatteremo contro e indovinate chi soffrirà di più? I poveri. Non le nazioni ricche che lo hanno causato. Sono stati i ricchi del Titanic, la loro impazienza di arrivare a New York, e il capitano e il proprietario della nave a vapore che hanno ascoltato le richieste della loro ricca clientela a causare il naufragio. E sono stati i poveri a soffrire, numericamente, statisticamente".
"Ora la stessa cosa si sta ripetendo a livello globale con il cambiamento climatico e tutti gli altri disastri ecologici che ci stanno davanti - continua - perché i ricchi hanno messo il piede sulla nave della civiltà umana. Stanno andando dritti verso quel maledetto iceberg. E quando lo colpiremo, saranno le nazioni povere a soffrire e i ricchi se la caveranno perché i ricchi lo fanno sempre. Quindi il tema è attuale come lo era allora? Direi che è più' attuale di quanto lo sia mai stato", aggiunge.
"Dopo 'Titanic' la durata dei film non è più tabù"
"Prima di 'Titanic', l'opinione dominante, che si è rivelata non vera, era che un film lungo non può fare soldi innanzitutto per due motivi: primo, la gente non va a vederlo; secondo, si perde una proiezione al giorno. Ora, in un mercato estivo altamente competitivo e con finestre ristrette, questo potrebbe essere vero. Ma uscendo sotto Natale e stando in sala a gennaio, febbraio e marzo come abbiamo fatto noi, siamo stati al primo posto per 15-16 settimane". James Cameron, in occasione del ritorno in sala del suo capolavoro vincitore di 11 Oscar, in Italia dal 9 febbraio, spiega come il film abbia cambiato la filosofia dei blockbuster.
Dopo 'Titanic' (durata versione normale 196 minuti e versione estesa 227 minuti), infatti, la lunghezza dei film e' aumentata in maniera significativa al punto che l'ultimo capolavoro dello stesso Cameron, 'Avatar: la via dell'acqua', che ha incassato finora 2,131 miliardi di dollari nel mondo (e sta per scalzare dalla classifica all time proprio 'Titanic' che ha incassato 2,195 miliardi), dura tre ore e un quarto.
"Se non riuscivi a vedere 'Titanic' una settimana, lo vedevi la prossima, o la settimana successiva - spiega - la gente alla fine lo trovava in sala e poi tornava a vederlo ancora e ancora. Ed e' per questo che non siamo rimasti per settimane e settimane. Quindi la durata di un film non e' importante, questa e' la cosa che abbiamo imparato", aggiunge. "Un film di un'ora e mezza puo' sembrare lungo - continua Cameron - mentre uno di tre ore e 15 minuti vola se sei attento, se sei affascinato da cio' che stai vedendo o coinvolto dal film. Fedeli a questo principio abbiamo realizzato 'Avatar', il primo film che è piuttosto lungo".
"Dura due ore e tre quarti. Alla fine - aggiunge il regista - la gente diceva di volerne vedere di più. Ebbene, abbiamo preso a cuore la questione e abbiamo realizzato un film di tre ore e 12 minuti per il nuovo Avatar, che sta andando molto bene. Quindi credo che abbiamo sfatato il mito della durata come problema assoluto. Questa è una cosa importante", conclude.
DiCaprio pensava che il suo ruolo fosse noioso
Cameron rivela un particolare sulla partecipazione al film di Leonardo Di Caprio: "Ultimamente è stato detto, erroneamente, che io avrei affermato che Leo ritenesse il film noioso. Non pensava che fosse noioso - precisa - pensava che fosse bello. Ma quello che invece ha pensato era che la sua parte fosse, non noiosa che forse è la parola sbagliata, ma che non fosse abbastanza impegnativa".
A quel tempo, prosegue Cameron, DiCaprio "cercava una sfida". "Avrebbe voluto aver interpretato Gilbert Grape (ruolo affidato invece a Johnny Depp in 'Buon compleanno Mr. Grape' un film del 1993 diretto da Lasse Hallstrom, mentre DiCaprio aveva quello del fratello autistico Arnie) che ovviamente aveva qualche problema - aggiunge - e ha interpretato un tossicodipendente in 'Basketball Diaries' (in Italia 'Ritorno dal nulla', un film del 1995 diretto da Scott Kalvert - ndr). E, insomma, voleva avere un problema. Voleva avere qualcosa contro cui inveire. E ho dovuto convincerlo che il ruolo di un ragazzo che non ha problemi evidenti è in realtà emotivamente più maturo e adulto. Quindi, il trasferimento di energia e la storia d'amore è da Jack a Rose".
Cameron non si prende il merito di aver scelto per 'Titanic' DiCaprio e di Kate Winslet perché aveva capito le loro potenzialità attoriali: "Mi piacerebbe poter dire di avere una sfera di cristallo e di essere così preveggente da prevedere che avrebbe avuto una carriera incredibile e molteplici nomination agli Oscar e tutto il resto. Quello che sapevamo all'epoca era che era un attore molto, molto forte, molto dotato. E sembrava avere possibilità illimitate. Ora, solo perché un attore ha possibilità illimitate non significa che poi le realizzi. Ma Leo l'ha fatto".
"Leo aveva già recitato in 'Romeo + Giulietta' che lo ha proiettato in quel ruolo di protagonista e si è inserito magnificamente in 'Titanic'. In quanto a Kate, aveva già fornito una serie di interpretazioni davvero notevoli fino a quel momento. Quindi, siamo stati fortunati a beccarli in quel preciso momento della loro carriera. Credo comunque che si possa dire che gli abbiamo fatto fare un salto al livello successivo".
I dubbi di Cameron su 'Kate col corsetto'
Le considerazioni fatte per DiCaprio, Cameron le fa anche per la Winslet. "Stesso discorso vale per Kate che ha realizzato poi quanto promesso nel suo brillante esordio - spiega il regista - quando l'abbiamo scritturata per 'Titanic' aveva 19 anni, mentre Leonardo ne aveva, credo, 20 all'epoca. Ed entrambi avevano un anno in più quando abbiamo finito di girare perché hanno compiuto gli anni durante le riprese. Erano giovani, ma entrambi erano già sulla buona strada - aggiunge - penso anche che sia giusto che non ci prendiamo il merito di aver lanciato le loro carriere".
Se DiCaprio ha tentennato prima di accettare perché "non pensava che il suo ruolo fosse abbastanza difficile", Kate Winslet invece "ha espresso molto interesse ed entusiasmo per il personaggio. Credeva di poterlo fare", spiega Cameron. Nel suo caso era il regista ad avere dei dubbi. "Abbiamo visto una serie di giovani attrici e Kate era una di queste", dice, confessando però di non essere convinto.
"In effetti ero un po' nervoso per il fatto che avesse recitato in così tanti drammi d'epoca prima di allora - spiega - al punto che si stava guadagnando la reputazione di 'Kate col corsetto'. E l'ultima cosa che volevo era che la 'Kate col corsetto' fosse in un film in cui una delle scene più memorabili è quella in cui le viene messo un corsetto, che ovviamente era un simbolo visivo della sua limitazione da parte della società e della sua famiglia e di tutte queste cose. Quindi - prosegue - all'inizio non volevo nemmeno vederla. Ma l'ho incontrata ed era spettacolare. Era Kate. Così le abbiamo chiesto di fare un provino e abbiamo fatto un vero e proprio provino come si faceva una volta, con una cinepresa da 35 millimetri".
"Abbiamo costruito un set e tutto il resto - dice ancora - perché non si trattava di un provino fatto indossando dei jeans: l'abbiamo vestita, le abbiamo fatto i capelli e tutto il resto. E in parte si trattava di vedere se era in grado di fare un accento americano del Mid-Atlantic, da ceto alto, essendo lei una ragazza inglese proveniente da una famiglia della classe operaia britannica. E indovina? Era perfettamente in grado di farlo. E in secondo luogo, era in parte un allenamento per me stesso, per vedere come avrei reagito come regista lavorando in un idioma d'epoca, cosa che non avevo mai fatto", aggiunge.
"Ci siamo trovati bene in quel processo - dice ancora - abbiamo scelto Kate e poi Kate è stata molto generosa nel lavorare con i nostri potenziali Jack man mano che si presentavano, compreso Leo".