AGI - Compie vent'anni l'amata commedia romantica natalizia Love Actually, che racconta dieci storie d'amore e di affetto ambientate a Londra e che conta attori del calibro di Hugh Grant, Colin Firth, Emma Thompson, Keira Knightley, Liam Neeson, Laura Linney, Alan Rickman, con la regia di Richard Curtis.
Le storie sono tutte intrecciate: Karen, la sorella di David, che ha il cuore spezzato dal marito; Daniel, interpretato da Liam Neeson, un vedovo che cerca di aiutare il figliastro Sam a conquistare il cuore della sua compagna di classe Joanna; e Mark, interpretato da Andrew Lincoln, che confessa il suo amore senza speranza per la moglie del suo migliore amico Juliet, interpretata da Keira Knightley, con una scena ormai famosa raccontata attraverso una serie di cartelli giganti (che peraltro sono stati scritti realmente dall’attore Andrew Lincoln poi diventato famoso in tutto il mondo grazie alla serie tv The walking dead).
Il film, campione d'incassi, è diventato un cult e per festeggiare il ventesimo anno, è stata convocata una reunion dei protagonisti, "The Laughter and Secrets of Love Actually: 20 Years Later", andata in scena su ABC. Molti i ricordi e gli aneddoti degli attori.
Per primo, il regista e scrittore Richard Curtis, autore di altre commedie romantiche britanniche di successo come "Quattro matrimoni e un funerale", "Notting Hill" e "Il diario di Bridget Jones", ha confessato di essere stato ossessionato dall'idea dell'amore fin da ragazzo. E visto che "Love Actually" sottolinea come tutti i diversi tipi di amore possano far emergere il meglio delle persone, ha scherzato sul fatto che i 20 anni di successo dimostrano proprio "quanto fossi probabilmente un giovane ottimista quando l'ho scritto".
Il regista ha fatto anche autocritica dal momento che il film parlando solo di amore eterosessuale (una relazione tra Anne Reid e Frances de la Tour è stata eliminata dal film e l'unico attore di colore è Chiwetel Ejiofor), deve cedere ora il passo ai tempi che corrono. "Grazie a Dio la società sta cambiando - ha commentato - e il mio film è destinato in alcuni momenti a sentirsi fuori moda. La mancanza di diversità mi fa sentire a disagio e anche un pò stupido".
Superato o meno dalla storia, la magia di "Love Actually" è ancora presente. Per alcuni membri del cast, la longevità del successo non è una sorpresa.
Emma Thompson che nel film recita la parte della moglie che piange in modo incontrollabile dopo aver scoperto che suo marito ha comprato gioielli per un’altra donna e si rende conto che la sta tradendo, racconta che la sua interpretazione è stata giudicata molto convincente in quanto risultato di un’esperienza personale, avendo avuto il cuore “gravemente spezzato” dal suo primo marito, Kenneth Branagh. La coppia d’oro del cinema britannico, soprannominata Ken ed Em, si lasciò infatti tempo fa, dopo otto anni insieme quando lui ha iniziato una relazione con Helena Bonham Carter.
"Credo che ogni volta ci dimentichiamo che l'amore conta. È l'unica cosa che conta", ha commentato Emma Thompson, non senza qualche lacrima di commozione.
Le storie dei personaggi sono intrecciate ad arte nel film, e tra queste spicca quella di David, interpretato da Hugh Grant, il neoeletto primo ministro britannico che si innamora di una sua collaboratrice.
La Thompson ha detto di aver ricordato che Grant le disse alla prima del film, con tono asciutto, che il film era la "cosa più psicotica" a cui avessero mai partecipato. E Grant ha sottolineato di non ricordare di aver detto quella frase, limitandosi a dire che il successo di Love Actually è dovuto al fatto che "era Richard sotto steroidi. Bisogna ricordare che quando scrive di amore, lo fa sul serio", ha detto l'attore
. Non solo, ma Grant ha inoltre rivelato che la scena del ballo che lo ha visto protagonista ha rischiato di non venire realizzata poiché lui non era convinto di volerla fare e questo nonostante sia stata proprio sua l’idea (geniale) di far entrare in scena la segretaria del primo ministro durante la sequenza di ballo.
"Mi darò il merito di aver pensato a questa chiusura geniale", ha ironizzato l’attore che cedette poi alle lusinghe del regista e si fece convincere a ballare davanti alle telecamere al ritmo di “Jump” delle Pointer Sisters.
“Sono convinto che quella scena sia la più straziante mai affidata alla pellicola. La lessi in sceneggiatura e pensai: odierò girarla. Speravo di ammalarmi il giorno in cui avremmo dovuto girarla. Poi ho sperato che l’avrebbero tagliata al montaggio. Alla fine ho cercato di dimenticarla” ha poi concluso Hugh che, dopo aver preso parte a quella scena, ha messo un punto alla sua carriera da "ballerino".
Anche alcune esperienze emotive del regista sono state peraltro utilizzate in una delle storie del film. Sarah, interpretata da Laura Linney, si reca spesso in un ospedale psichiatrico per curare il fratello che sta lottando contro una malattia mentale e deve interrompere bruscamente un momento romantico a lungo atteso con il suo collega Karl, interpretato da Rodrigo Santoro.
Curtis aveva infatti una sorella ricoverata in ospedale per problemi mentali e ha detto che l'interpretazione della Linney lo ha commosso.
Un altro dei protagonisti, Thomas Brodie-Sangster aveva 12 anni all'epoca, quando fece il provino per il ruolo di Sam, il ragazzo innamorato che ha una cotta per la sua compagna di classe americana Joanna, interpretata da Olivia Olson. Il regista ne ha lodato le lodi interpretative. "Poteva recitare qualsiasi cosa", ha detto. "Penso che se gli avessimo detto: "Hai esperienza di cannibalismo?", avrebbe risposto: "No", ma sarebbe stato comunque in grado di recitare, sai, [come] un buon cannibale".
Brodie-Sangster ha raccontato che Liam Neeson, che impersonava suo padre, l'ha trattato davvero come un genitore "creando un ambiente in cui mi sono sentito molto a mio agio", ha detto.
"Sono sorpresa di quanto a lungo questo film sia rimasto nei cuori di tutti. Voglio dire, sono passati decenni ormai, non posso credere di essere abbastanza vecchia per dirlo. Ma credo che il motivo sia che è così umano", ha detto Martine McCutcheon, che interpreta Natalie, la donna di cui si innamora il Primo Ministro. "Esprime tutti questi diversi e complicati tipi di amore che tutti noi desideriamo, possiamo sperimentare o in cui ci siamo identificati".
"È incredibile il modo in cui è entrato nel linguaggio", ha detto Bill Nighy che nella vita fa davvero il cantante, così come nel film. "C'è gente che viene da me dicendo: 'Mi ha fatto superare la mia chemioterapia'. Oppure: "Mi ha fatto superare il divorzio". Oppure: 'Lo guardo ogni volta che sono solo'".
Ci sono pure tutta una serie di aneddoti: ad esempio, il cappello “da strillone” sfoggiato in alcune scena da Keira Knightley ad esempio è stato indossato dall’attrice per nascondere un gigantesco brufolo che le era venuto sulla fronte durante le riprese.
In molti mancano all’appello, ma alcuni del cast originale hanno già dato vita ad una reunion realizzando una sorta di sequel nel 2017. Il progetto in questione è un cortometraggio che rispolvera l’atmosfera del primo film. Presentato in occasione del Red Nose Day, il corto si intitola Red Nose Day Actually. Al progetto hanno partecipato Liam Neeson, Hugh Grant, Andrew Lincoln, Keira Knightley, Thomas Brodie-Sangster, Colin Firth e Rowan Atkinson.
Il senso è lo stesso di vent'anni fa, come venne riassunto nel celebre incipit del film: "Ogni volta che sono depresso per come vanno le cose al mondo, penso all'area degli arrivi dell'aeroporto di Heathrow. È opinione generale che ormai viviamo in un mondo fatto di odio e avidità, ma io non sono d'accordo. Per me l'amore è dappertutto. Spesso non è particolarmente nobile o degno di note, ma comunque c'è: padri e figli, madri e figlie, mariti e mogli, fidanzati, fidanzate, amici. Quando sono state colpite le Torri Gemelle, per quanto ne so, nessuna delle persone che stavano per morire ha telefonato per parlare di odio o vendetta, erano tutti messaggi d'amore. Io ho la strana sensazione che - se lo cerchi - l'amore davvero è dappertutto”. Basta crederci.