AGI - Ma che storia è questa che a 90 anni compiuti il Leone trasmuta in Leonessa. Levigata, eterea, la pelle d'avorio che spande luce sul Lido. Non per una questione di rivendicazioni di genere ma di speranza, ad ascoltare Lorenzo Mattotti che l'ha disegnata con le sue dita di cristallo. "Sono 90 gli anni dalla prima edizione della Mostra e per questo abbiamo voluto che l'immagine avesse delle linee classiche, così come classica è stata la scelta del fondo oro. Il colore oro è anche un riferimento ai manifesti dei primi decenni del Novecento. La Mostra è sempre stata classica, ma anche provocatoria.
Qui il Leone, simbolo di potere e forza, si è trasformato in una Leonessa, che ha in sé eleganza e creatività. Dopo 90 anni, il Leone di Venezia, simbolo della Mostra, è ora diventato una Leonessa che vola attraverso la storia con energia e leggerezza, simbolo di speranza, lontano dall'aggressività e dalla ferocia". E' questo, dunque, il tempo surreale che chi sfoggia una criniera deve rallentare i cuori di chi ha paura.
Il direttore artistico Alberto Barbera trova un filo nel turbine di film proposti e approvati: "Se c'è un dato comune non tematico è la prevalenza di toni drammatici, le commedie sono praticamente inesistenti, come se la pesantezza di questi tempi che tutti stiamo vivendo si sia tradotta in incupimento tematico e di toni. E molte sono storie familiari e personali". Il tremore collettivo per la guerra, prima per la pandemia, sembrerebbe farsi individuale. Ad accendere i cuori e i flash è il ritorno del red carpet. Giù il muro per tenere lontana la folla il cui scopo era evitare gli assembramenti. Il pubblico potrà tornare a palpitare per attori, registi, influencer, la vasta costellazione che farà brillare di nuovo uno dei tappeti più famosi del mondo.
Nelle sale del Lido si torna anche alla capienza piena anche se rimane la prenotazione online che fa ammattire gli appassionati, costretti a sfiancanti code virtuali per accapparrarsi i film desiderati.
I più attesi per un selfie o anche solo per ammirarli da lontano sono Harry Styles, protagonista del film Don't worry, darling, Timothèe Chalamet, protagonistsa del film di Luca Guadagnino Bones and All.
E poi: Penèlope Cruz, Colin Farrell, Anthony Hopkins, Cate Blanchett, Monica Bellucci, Stefania Sandrelli, Valerio Mastandrea, Catherine Deneuve e Paul Schrader.
Tutta l'Italia sul grande schermo
In quello che Barbera definisce "un programma più vario del consueto", c'è un mare di Italia. Si parte con 'Bones and All' diretto da Luca Guadagnino, storia del primo amore tra Maren, una ragazza che sta imparando a sopravvivere ai margini della società, e Lee, un solitario dall'animo combattivo.
Seguono 'L'immensità' di Emanuele Crialese, definito dal regista "un film sulla memoria e sulla famiglia: sull'innocenza dei figli, e sulla loro relazione con una madre che poteva prendere vita solo nell'incontro, artistico e umano, con Penèlope Cruz"; 'Il signore delle formiche' di Gianni Amelio porta sullo schermo la vicenda del poeta Aldo Braibanti condannato a nove anni di reclusione con l'accusa di plagio per avere sottomesso alla sua volontà, in senso fisico e psicologico, un suo studente e amico da poco maggiorenne; 'Monica' di Andrea Palloro è una "riflessione sulla natura precaria dell'identità di ciascuno di noi quando è messa alla prova dalla necessità di sopravvivere e trasformarsi".
Infine, 'Chiara' di Susanna Nicchiarelli, un biopic dedicato alla santa fondatrice dell'ordine delle Clarisse.
I favoriti
Tra i favoriti per il Leone, Alejandro G. Inàrritu con 'Bardo, falsa cronica de unas cuantas verdades dedicato al suo Messico; Noah Baumbach col film d'apertura 'White noise', ispirato dal romanzo di Don De Lillo; Olivia Wilde con 'Don't worry darling' e un cast eccezionale: Florence Pugh, Harry Styles, Chris Pine, Gemma Chan, storia di un quartiere utopico, costruito per garantire pace e armonia tra gli abitanti che cela dei segreti.
Julianne Moore, senza bisogno di presentazioni, tanti e quanto preziosi sono i suoi premi e i ruoli memorabili, presiederà la giuria, affiancata dal Mariano Cohn, Leonardo Di Costanzo, Audrey Diwan, Leila Hatami, Kazuo Ishiguro e Rodrigo Sorogoyen. Il Leone alla carriera andrà a Catherine Deneuve. Aveva 12 anni quando sulla terrazza dell'Hotel Excelsior 90 anni fa si respirava un'aria di grande libertà nonostante nel 1932 si celebrasse il decennale del fascismo. L'inizio di una grande storia italiana.