AGI - “I miei avversari mi sottovalutano, proprio per questo vinco sempre”. No, Nanni Moretti non sta parlando di festival e tenzoni cinematografiche, ma di tennis, sport che quando si è tra appassionati finisce sempre per prendersi la scena, anche se l’argomento di giornata sarebbe un altro, e pure di gran rilievo, nel caso in questione l’attesa uscita al cinema di ‘Tre piani’ il film che il regista ha tratto dal romanzo dell’israeliano Eshkol Nevo, trasportando coraggiosamente la storia da Tel Aviv a Roma, quartiere Prati.
Stavolta è successo a “Radio 2 social club’ e c’era pure da aspettarselo visto che il conduttore, il cantautore Luca Barbarossa, sulla terra rossa ci sa fare parecchio e il produttore del film Domenico Procacci, altro malato di tennis, alla vigilia dell’intervista a Radio 2 al regista non ha raccomandato una buona promozione (il giorno prima alla conferenza stampa ufficiale, Nanni come nell’”Ecce Bombo” del “mi si nota di più se vado o non vado?” non si era presentato, lasciando l’incombenza alle attrici di “Tre Piani”) ma ha detto solo “Ah vai da Barbarossa, gioca molto bene” (lo rivela Nanni al conduttore).
Poche domande di rito sul film (“Difficile trasformare in racconto cinematografico un romanzo dove non c’è azione?” e così via) e poi si passa al tema forte: “Ma tu a 68 anni giochi ancora a tennis o ti sei dato, come tanti al padel?” chiede Barbarossa curioso di sapere se il regista è rimasto un purista dei gesti bianchi o si è convertito allo sport modaiolo del momento. “A padel ci ho giocato due volte, ma mi sono fatto male al pollice e sono tornato al tennis” risponde Moretti, elencando quindi i suoi punti di forza sulla terra rossa: “Non ho un tennis bello da vedere, quando iniziamo a giocare i miei avversari pensano che io sia scarso. Ed è un bene, perché poi con una palla corta, un pallonetto, un rovescio improvvisati, vinco sempre”.
Il suo segreto, insiste il regista spesso in tribuna agli Internazionali, un po’ come Spike Lee agli US Open, sta nel disorientarli: “Perché sono un improvvisatore, decido lì per lì, proprio alla fine, quale colpo giocare, non ho schemi precostituiti. Alla fine del match, i miei avversari, spiazzati, mi chiedono come faccio”.
Barbarossa fa notare che c’è addirittura chi, per non far capire i suoi punti forti, durante il palleggio pre-match arriva a giocare perfino male, mascherando i suoi colpi. “Palleggio? Non lo sopporto. Io faccio subito partita”. A Nanni Moretti certi mezzucci non servono.