AGI - “Siamo qui e ce l’abbiamo fatta, anche il cinema può essere miracoloso”. “Miracoloso”, che durante il suo discorso letto sul palco con gli occhialini dorati da presbite la presidente della giuria Cate Blanchett in abito blu con strascico ha voluto pronunciare in italiano, è senza dubbio la parola chiave della 77° edizione della Mostra del cinema in Venezia al via ieri tra mascherine, dispenser igienizzanti distanziamenti in platea, dai fotografi e niente party.
La prima festa del Cinema in presenza
Un miracolo, quello del primo festival del cinema in presenza, cui fino a metà maggio non credevano neanche gli organizzatori, ma che ce l’ha fatta, e, come ha sottolineato la madrina Anna Foglietta durante la cerimonia inaugurale partita sulle struggenti noti di “C’era una volta in America”, omaggio a Ennio Morricone suonato dall’orchestra diretta da suo figlio Andrea, adesso “può diventare un modello, se le cose si desiderano si possono fare, siamo di nuovo qui a condividere questa esperienza insieme, anche se siamo ancora in un limbo, una terra di mezzo dove la paura c’è sempre”.
La cerimonia inaugurale
La cerimonia inaugurale, eccezionalmente trasmessa anche in cento cinema italici insieme al film nostrano che ha aperto fuori concorso la mostra, ‘Lacci’ di Daniele Luchetti, storia di una devastazione matrimoniale tratta dall’omonimo romanzo di Domenico Starnone, ha portato sul palco anche sette (sarebbero stati otto, ma uno era assente giustificato) direttori dei maggiori festival cinematografici europei, in era pre-Covid cani e gatti in competizione, ora coesi e collaborativi nonché autori di un documento congiunto di sostegno all’industria del cinema alle prese con la ripartenza.
Ma la scena sul palco, dopo Blanchett che ha chiuso il suo discorso augurando “buona fortuna” all’Italia e dopo Foglietta che ha doverosamente ringraziato e virtualmente abbracciato medici, infermieri farmacisti e parenti delle vittime del Covid, se l’è presa sua maestà Tilda Swinton, premiata con il Leone alla carriera. La sua passione per il grande schermo sta tutto nella frase “Il cinema è il mio luogo felice” e il “Leone è il miglior dispositivo di protezione per l’anima”.
Si riparte da Venezia
Premi e passerelle a parte, la gioia che il primo festival internazionale in presenza sta regalando ai protagonisti è anche come ha detto Swinton, quella di stare finalmente “in una sala con uno schermo, davanti a creature viventi”. Il cinema nel salotto di casa, è vero, è stato salvifico durante il lockdown, ma era arrivato il momento di tornare a incontrarsi seppur a distanza e senza abbracciarsi: Blanchett, che vive in campagna ha raccontato in conferenza stampa di averne avuto abbastanza del contatto con galline e maialini durante il lockdown e pure Foglietta che ha ricevuto la chiamata da madrina “mentre stavo lavando i piatti con la lavatrice rotta” non vedeva l’ora di tornare in scena (a settembre sarà sul set per interpretare Franca Rampi, la mamma del piccolo Alfredino protagonista della tragedia del pozzo di Vermicino) e adesso sostiene che è arrivato il momento del “fare”, a partire dagli artisti come lei: “Noi dobbiamo trovare un linguaggio universale per farci comprendere da tutti, occuparci del pianeta e non solo del nostro giardino, tutelare tutta l’infanzia e non solo i nostri figli”.
Intanto adesso a Venezia fino al 12 settembre si riparte dal cinema che manca a tutti, a cominciare dalle grandi star che hanno risposto alle domande “Il cinema è?” e “Il cinema è necessario perché?” nel video mandato in onda alla fine della cerimonia inaugurale. Tra loro George Clooney (“il cinema è la copia esatta di ciò che ci ha reso felici e tristi” ) Samuel L. Jackson (“il cinema è un passaporto per l’evasione”) e Paolo Sorrentino che ha dichiarato quello che pensiamo un po' tutti noi: “Abbiamo bisogno di storie, mai come ora”.