N el 1997 le famiglie italiane aggiungono al presepe e al panettone una tradizione natalizia che diventerà altrettanto inossidabile. È da allora che Italia 1 trasmette in prima serata, ogni 24 dicembre, Una poltrona per due. A Natale anche i grandi hanno voglia di farsi raccontare la solita favola, una riedizione del "Principe e il povero" di Mark Twain ambientata nella Philadelphia dei primi anni '80. Un rituale limitato alla nostra nazione, dove il regista John Landis, che compie 70 anni oggi, 3 agosto 2020, è sempre stato molto amato. Basti pensare al successo incredibile registrato nel nostro Paese da The Blues Brothers, che ora è un classico anche in Usa ma all'epoca oltreoceano fu un mezzo flop. Sarà perchél'appassionato italiano è ben attrezzato per capire un regista dotato sia del gusto per la risata che di quello per lo spavento. Prendete Un lupo mannaro americano a Londra. Non è una commedia horror, è un horror e una commedia allo stesso tempo, dove i momenti orrorifici fanno paura davvero e quelli comici fanno ridere sul serio, come in certi film di Mario Bava o nei migliori episodi di Dylan Dog. E il saper giocare con differenti generi è qualcosa che Landis ha imparato, sul campo, anche dai B-movie tricolori.
Un giovane factotum sui set dei B-movie europei
È pure sui set degli spaghetti western che si fece le ossa, giovanissimo, dopo aver mollato la scuola per seguire la sua incrollabile determinazione nel voler lavorare nel cinema. Ma in Usa il massimo che riuscì a trovare fu un posto da portalettere negli studi della 20th Century Fox. Decide quindi di cercare fortuna sui set europei. E la fortuna lo aiuta. L'assistente alla produzione del dramma bellico I guerrieri - stesso regista (Brian G. Hutton) e stesso protagonista (Clint Eastwood) di "Dove osano le aquile" - si ammala e Landis lo sostituisce. Le riprese avvengono in Istria, dove era possibile utilizzare veri residuati tedeschi e americani per le scene di combattimento senza spendere troppo. Landis resta in Europa tre anni, lavora per produzioni francesi, spagnole, inglesi, italiane (tra cui C'era una volta il West di Sergio Leone) e svolge qualsiasi mansione gli capiti: l'attore, lo stunt, persino l'assistente ai dialoghi.
Lo stakanovismo di questo ragazzo di Chicago impressiona tutti e gli fa guadagnare le prime amicizie importanti. Attori come Don Rickles e Donald Sutherland lo prendono in simpatia e gli girano qualche contatto giusto. Quando torna in Usa ha 21 anni e gira il suo primo lungometraggio: Schlock, dove una città californiana viene terrorizzata da uno scimmione preistorico nel cui costume c'era Landis stesso. Un tributo ai "monster movie" - quelli con i lucertoloni animati a passo uno di Ray Harryhausen - che, da bambino, ha raccontato, lo convinsero che da grande avrebbe fatto il regista.
Ascesa e consacrazione
Il caso si conferma dalla sua parte: il film piace a Johnny Carson che lo invita al suo seguitissimo show. Il produttore teatrale David Zucker (quello dell'Aereo più pazzo del mondo) guarda la puntata e decide che il ragazzo è la persona giusta per il suo approdo nel business del cinema. Oggi Ridere per ridere è considerato il capostipite della commedia demenziale all'americana. Il botto vero arriva però l'anno dopo. Animal House è un successo clamoroso e lancia la stella, destinata purtroppo a spegnersi presto, di John Belushi. Bluto Blutarsky in toga entra nell'immaginario collettivo ed è solo la prima delle icone pop indelebili che Landis ha regalato al mondo. Seguiranno nel 1980 il borsalino e i Ray Ban wayfarer indossati da Dan Akykroyd e, ancora, Belushi in The Blues Brothers, una colonna sonora stratosferica per un film che all'epoca in Usa incassò pochino e diventò culto grazie al successo in Europa.
Nell'81 Landis torna al primo amore con Un lupo mannaro americano a Londra (gli impressionanti effetti speciali sono di Rick Baker, lo stesso che gli cucì il costume da gorilla di Schlock) e prosegue nel campo del fantastico un film ispirato alla serie Ai confini della realtà coprodotto con l'amico Steven Spielberg. Un incidente con un elicottero che costa la vita all'attore Vic Morrow e a due bambini colora di tragedia un anno, il 1983, che è per Landis quello della consacrazione definitiva. Non solo Una poltrona per due, che consolida il sodalizio con Aykroyd e lancia un'altra stella, quella di Eddie Murphy, ma anche lo storico videoclip di "Thriller" di Michael Jackson, che cambia per sempre estetica e standard produttivi del settore.
Dopo alcuni lavori cinefili (Tutto in una notte, omaggio a Hitchcock; Spie come noi, tributo ai film di Bob Hope con Bing Crosby, e il western I tre amigos), l'ultimo vero grande successo arriva nel 1988 con Il principe cerca moglie, interpretato ancora da Eddie Murphy, mentre poco riuscito è il vampirico Amore all'ultimo morso, tentativo di riallacciarsi alle dinamiche di "Un lupo mannaro americano a Londra". Gli anni '90 vedranno un progressivo declino dell'ispirazione di Landis, che torna a lavorare con Murphy per il terzo capitolo della saga di Beverly Hills Cop e inciampa poi con la decisione di dare un seguito, nel 1998, a The Blues Brothers, con John Goodman al posto di Belushi. La pellicola è percepita come un sacrilegio da pubblico e critica e, di fatto, sferra alla carriera di Landis un colpo dal quale non si riprenderà più.
Nei ventidue anni successivi il regista lavora soprattutto per la televisione (non male i due episodi girati per la serie Masters of Horror) e gira un unico lungometraggio, la gradevole commedia macabra Burke & Hare, ispirata alle gesta dei "ladri di cadaveri" ottocenteschi che fornirono l'idea anche a un celebre racconto di Stevenson. È il 2010. Rinfrancato dalla discreta accoglienza, Landis annuncia un imminente ritorno dietro la cinepresa per girare un horror. Promessa alla quale, purtroppo, non è ancora stato dato seguito.