R ipartire guardando anche al mondo dello spettacolo che con il suo indotto raccoglie una fetta consistente dell’economia del Paese, garantendo diritti e tutele sindacali al variegato mondo costituito dagli artisti e delle tante figure che lavorano con loro. A lanciare il messaggio è Diego Verdegiglio, attore, saggista e doppiatore. Nato a Pesaro, è calabrese d’adozione. Laureato in lingue e letterature neo latine, ha vissuto per alcuni anni a Crotone, per poi trasferirsi a catanzaro, dove ha insegnato. La sua attività lo ha portato nella Capitale, ma con la città capoluogo della calabria mantiene solidi legami. I ricordi sulla terra d'adozione sono nitidi.
"A Pesaro racconta all'AGI - sono rimasto fino ai 2 anni, mio padre lavorava lì. Poi il trasferimento a Crotone, dove rimasi dal 1955 al 1958. Dal 1963 a Catanzaro, il "salto" a Roma nel 1979. Nel mezzo la laurea a Messina e la Scuola Teatro Fersen a Catanzaro col maestro Gianni Diotaiuti. Più tardi la prima esperienza cinematografica, il primo film tv in Rai con Mario Foglietti nel 1977, seguito da impegni sul grande e sul piccolo schermo e davanti alle platee dei teatri più importanti al fianco di attori attori e registi di primo piano, da Vittorio Gasmann a Michele Placido, da Pupi Avati a Giorgio Albertazzi, fino a Sergio Castellitto, Carlo Verdone e Carlo Vanzina solo per citarne alcuni. L’emergenza sanitaria ha fermato la sua attività insieme a quella di tanti italiani.
“Nell’attuale emergenza – spiega Verdegiglio - quello dello spettacolo è il settore più trascurato. Il cinema è identificato nel volto degli attori più famosi, ma con loro lavorano macchinisti, operatori, comparse, tutto un mondo che costituisce una fetta dell’economia del Paese. Io mi sono visto tagliare una decina di spettacoli a causa dell’epidemia, ma c’è chi sta peggio di me. La situazione degli attori – dice – è tragica. Al mondo dello spettacolo non ha pensato nessuno, il Governo lo ha messo in coda rispetto ad altri settori”.
Eppure, neanche in questi mesi la macchina si è fermata. "Ci sono state molte iniziative grazie al web, dai recital alla lettura di testi letterari - dice Verdegiglio - Il rapporto con il pubblico si è spostato in una platea che non è quella tradizionale". La ripresa non sarà semplice, perché per un bel po' resterà aperto il problema della sicurezza sui set, "dove con gli attori si radunano molte altre persone". La neonata associazione degli attori Aps guarda all'estero per individuare modelli affidabili per il futuro. "La crisi - dice Verdegiglio - si avverte anche in Spagna, Germania, Olanda, Inghilterra. Questa emergenza, forse, offrirà l'occasione di comprendere quale sia il peso che il nostro paese vuole dare al mondo dello spettacolo. I governi non hanno fatto molto per questo settore se si fa eccezione per l'esperienza di Veltroni, che è notoriamente un cinefilo, e Berlusconi per quel che riguarda la Tv. La politica italiana - continua - non ha ancora compreso del tutto il valore culturale ed artistico del cinema e del teatro".
Chi lavora su un set o su un palcoscenico è un lavoratore, quindi, spiega Verdegiglio, "bisogna garantire diritti sindacali come un orario di lavoro, una giusta retribuzione, una tutela delle professionalità. L'accesso alla professione - dice l'attore - è libero a tutti. Bisognerebbe invece aprire gradualmente, partendo da chi ha almeno due anni di tirocinio. In Italia chiunque può fare l'attore. E' un retaggio del cinema neorealista, quando gli attori venivano reclutati per le strade senza che si garantisse loro un trattamento dignitoso. All'estero non sarebbe mai successo".