Nel 1991 un giornalista, sceneggiatore e critico cinematografico, Fabio Rinaudo, mi spiegò il segreto per entrare nella lista dei nominati all'Oscar come miglior film straniero. "Devi affidarti alla Miramax, poi se il tuo film tratta di cose di cinema, allora le probabilità crescono in maniera esponenziale", raccontò. E lui ne sapeva qualche cosa perché aveva scritto insieme a Giuseppe Tornatore 'Nuovo cinema Paradiso' che andò a vincere l'Oscar nel 1989.
A parte il secondo argomento, legato al fatto che i votanti per la speciale sezione del miglior film straniero sono tutti esponenti delle varie categorie cinematografiche e rappresentano una giuria a parte dell'Academy, quello che conta è la sua cieca fiducia nella Miramax. Ua società di distribuzione che allora in pochi conoscevano in Italia e che invece era potentissima e molto accreditata negli Stati Uniti. Al punto che era quasi obbligatorio affidarsi a lei per sperare in una distribuzione capillare e significativa di un film negli Usa. Elemento necessario, ovviamente, per concorrere a un Oscar: solo se i giurati vedono un film, infatti, possono votarlo. E i candidati sono tanti e non tutti adeguatamente distribuiti.
Ascesa e caduta del 're di Hollywood'
Dal rock a Tarantino
Ma cos'è la Miramax? È la casa di produzione e distribuzione cinematografica fondata negli anni '70 dai fratelli Harvey e Bob Weintstein. Ebrei newyorkesi del Queens, figli di un commerciante di diamanti, dopo gli studi in lettere decisero di iniziare a lavorare nello spettacolo, organizzando concerti di musica rock. Quindi la scelta di passare alla produzione di documentari musicali e la nascita della Miramax (dall’unione dei nomi dei loro genitori: Miriam e Max). Da lì il passaggio alla produzione di pellicole indipendenti non ritenuti vantaggiosi e scartati dalle major più importanti. Inaspettatamente anche per i due fondatori, la compagnia acquistò film che resero in maniera straordinaria al botteghino, rendendola una leader della rivoluzione del cinema indie che travolse Hollywood negli anni '90 (in quel periodoì distribuì 'Cinema Paradiso', finanziò il documentario 'The Thin Blue Line'', il film 'Sesso, bugie e videotape' di Steven Soderbergh e, nel 1992, 'Le iene' di Quentin Tarantino).
Un uomo da 300 nomination
Dei fratelli Weinstein il più noto è Harvey, 65 anni, ritenuto il 're di Hollywood' e legato alla realizzazione di un numero impressionante di pellicole vincitrici di festival internazionali e Oscar, prima con la Miramax - che fu acquistata dalla Disney per 75 millioni di dollari - poi dal 2005 con la Weinstein Company. Il New York Times ha scritto che Harvey Weinstein ha avuto a che fare in vario modo con film che hanno messo insieme più di 300 nomination agli Oscar. Tra quelli in cui ha messo dei soldi facendo il produttore o per cui ha fatto da produttore esecutivo (una figura ancora più importante, che gestisce e decide cose, oltre a finanziare) ci sono:
- PULP FICTION
- CHOCOLAT
- CHICAGO
- IL SIGNORE DEGLI ANELLI
- THE AVIATOR
- WILL HUNTING - GENIO RIBELLE
Con la sua nuova società ha prodotto e distribuito altri film di grandissimo successo e vincitori di Oscar. Tra questi
- VICKY CRISTINA BARCELONA;
- THE READER;
- INGLOURIOUS BASTERDS;
- THE KING’S SPEECH;
- THE ARTIST;
- THE MASTER;
- DJANGO UNCHAINED;
- THE IMITATION GAME;
- CAROL
- THE HATEFUL EIGHT.
L'amicizia con gli Obama
Harvey Weinstein è da sempre un grande finanziatore del Partito Democratico: dal 1990 ha donato quasi 1,5 milioni di dollari. Molto vicino agli Obama (la primogenita Malia, 18 anni, prima di iniziare quest’autunno a frequentare Harvard ha lavorato nella sede di New York della Weinstein Company) è stato pubblicamente elogiato dalla ex first lady Michelle, che più volte lo ha ospitato alla Casa Bianca e lo ha definito "un essere umano meraviglioso e un buon amico". Ma Weinstein era anche amico dei Clinton al punto che, durante le presidenziali, ha organizzato una cena di raccolta fondi nella sua casa di Manhattan per sostenere l’allora candidata Hillary.
Il carattere impossibile
Per Harvey Weinstein molestare le donne era un'abitudine, ostentata e ripetuta. Ma non era il solo suo 'difetto'. Come si legge in un interessante articolo di Vice, un sacco di persone a Hollywood—da Spike Lee a ex impiegati della Miramax come quelli citati nell'articolo del New York Times—avevano già parlato di lui e delle sue abitudini: le minacce fisiche, gli accessi d'ira, il fatto che fosse solito spegnere sigarette in vassoi di salmone affumicato. Nel suo libro 'Down and Dirty Pictures: Miramax, Sundance, and the Rise of Independent Film' Peter Biskind ha raccontato in modo meticoloso e dettagliato le aggressioni, i comportamenti inopportuni e le reazioni che hanno causato nel corso di 20 anni di carriera di Weinstein. Il libro è stato pubblicato nel 2004, poco prima che i fratelli Weinstein lasciassero la Disney per fondare The Weinstein Company.
La testimonianza dei dipendenti
Nel libro si legge la testimonianza di un dipendente, Stuart Burkin, dal 1991 alla Miramax, che racconta: "Era governata col terrore. Ti intimidivano, urlavano sempre, schiumavano dalla bocca". Un altro, Mark Lipsky, ex capo della distribuzione, aggiunge: "Non c'è neanche una donna che abbia lavorato lì senza piangere almeno una volta. Quando se la prendeva con te lo faceva in modo brutale. Andava sul personale". Biskind Mark Gill, ex direttore dell'ufficio di Los Angeles dell'azienda, ha raccontato che "ogni anno che stavi alla Miramax invecchiavi di una decina per lo stress e gli abusi emotivi".
La caduta del re
La fine è nota. A inizio ottobre un’inchiesta del 'New Yorker' (a firma Ronan Farrow, figlio di Woody Allen e Mia Farrow) e una successiva del ''New York Times' hanno fatto emergere uno scandalo senza precedenti che ha travolto il produttore statunitense. Weinstein, accusato da decine di attrici, ha ammesso le sue colpe: "Riconosco che il modo in cui mi sono comportato con colleghe in passato ha provocato molto dolore e per questo mi scuso sinceramente", si legge in una nota inviata dal produttore al 'New York Times'.
L’uomo ha dichiarato di voler prendere una pausa per risolvere i suoi problemi e “vincere i suoi demoni”, spiegando nel comunicato: “Non sono l’uomo che pensavo di essere, e farei meglio a diventare quell’uomo per i miei figli”. Weinstein ne ha 5, avuti dalla due mogli, Eva Chilton (con cui è stato sposato dal 1987 al 2004) e Georgina Chapman, attrice e fashion designer. Intanto Hollywood, dove in molti sapevano delle molestie e non hanno parlato (da Brad Pitt che aggredì Weinstein che aveva molestato la fidanzata Gwilnet Paltrow ma non lo denunciò a tante attrici che subirono in silenzio per timore di veder compromessa la carriera) corre ai ripari: è stato licenziato dal fratello alla Weinstein Company, cacciato dall'Academy Awards ed è entrato in una clinica specializzata sparendo dalla circolazione. Intanto la seconda moglie ha chiesto il divorzio.