P roprio mentre fervono i preparativi per il settantesimo anniversario della Berlinale, sul più importante festival cinematografico della Germania si abbatte una rivelazione drammatica: come rivelato dalla Zeit, Alfred Bauer - il primo, leggendario, direttore della Berlinale - durante il Terzo Reich fu un nazista di primo piano. Un capitolo della storia rimasto nell'oblio dal dopoguerra in poi, che rischia di mettere in grave imbarazzo il celebrato Filmfest berlinese.
Mentre i giornali si riempiono di foto del mitico direttore, alcune delle quali con Sophia Loren al suo fianco, l'uscita del settimanale amburghese rischia di rovinare il settantesimo compleanno del festival: in pratica, Bauer - che fu direttore della Berlinale dal 1951 al 1976 - aveva lavorato ai più alti livelli della nomenklatura cinematografica del regime nazista, messa in piedi nel 1942 dallo stesso ministro alla Propaganda Joseph Goebbels.
La conferma è arrivata dalle ricerche realizzate nell'archivio del Land di Berlino: in particolare, Bauer aveva il pieno controllo del personale nella produzione cinematografica del Terzo Reich, ossia su tutto quello che riguardava la scelta degli attori, dei cameramen e del resto della forza lavoro necessaria alla realizzazione di un lungometraggio. Addirittura, aggiunge la Zeit, Bauer era coinvolto nella decisione di chi tra i dipendenti del mondo del cinema del Reich dovesse essere mandato al fronte oppure alla produzione bellica e chi invece dispensato dal servizio militare. Nelle biografie ufficiali e nella cronologia della vita del festival tutto questo non era mai comparso.
Si sapeva semplicemente che Bauer era attivo in una società di produzione, la Universum Film Ag, a partire dal 1942, e in quanto tale registrato all'associazione cinematografica del Reich. E invece fu non solo membro della Nsdap, il partito nazista tedesco, ma anche di numerose altre organizzazioni naziste, tra cui le famigerate SA (le "Sturmabteilung", le prime formazioni paramilitari del Reich) e precedentemente, dell'associazione studentesca nazista.
Una falsa identità da "oppositore interno"
La reazione della direzione del festival berlinese non si è fatta attendere. Tanto per cominciare, ha sospeso uno dei suoi premi più rinomati, ossia lo "Alfred Bauer Preis", che finora veniva assegnato a chi si è distinto nelle "nuove prospettive dell'arte cinematografica": tra i premiati degli scorsi anni, nomi di primo piano del cinema europeo come Alain Resnais, Agnieszka Holland, Andres Veiel. Il Filmfest, in sostanza, afferma di non esser stato mai a conoscenza dell'oscuro passato di Bauer: "Salutiamo queste ricerche e la pubblicazione della Zeit e cogliamo l'occasione per rielaborare tutta la storia del festival anche con il contributo di esperti esterni", si legge in una nota ufficiale diffusa a Berlino.
A quanto scrive ancora la Zeit, il mitico direttore della Berlinale dopo la guerra era riuscito a nascondere il proprio passato mentendo su una serie di passaggi cruciali: per esempio, aveva sempre sostenuto di esser uscito dalla Nsdap nel 1943 e di aver abbandonato le SA già nel 1938. Di questo, afferma il settimanale, non vi è però alcuna prova. Addirittura, dopo la fine del conflitto cercò di dipingere se stesso come "un oppositore interno" e come "membro controvoglia delle SA". A quanto pare, era tutto falso. La storia del festival deve essere riscritta.