“Voglio dedicare il premio per il mio cortometraggio a tutti quelli che ogni giorno cercano di attraversare una frontiera, a tutti quelli che l’hanno superata e a quelli che purtroppo non ce l’hanno fatta”. Si chiama Alessandro Di Gregorio il regista che, con il suo discorso sui migranti e sulla chiusura dei porti è stato un po’ il Claudio Baglioni della conferenza stampa Rai dedicata alla presentazione della 64ma edizione dei David di Donatello e delle sue nomination.
Se il direttore artistico aveva scosso la conferenza stampa di presentazione del Festival di Sanremo con le sue frasi contro le politiche governative sui migranti, Di Gregorio, 45 anni, alzandosi in piedi nella sala degli Arazzi della Rai dopo l’annuncio della vittoria del suo Frontiera il 19 febbraio si è preso prepotentemente la scena, davanti allo stato maggiore della tv pubblica e dei David.
Quali sono le vere emergenze
“Posso parlare?” ha chiesto sommessamente, per poi lanciarsi in un lungo discorso: “Per me le frontiere sono semplicemente immagini disegnate dagli uomini sulle cartine geografiche. Il vero problema sono le frontiere mentali che stanno cercando di innalzare tra di noi, tra gli esseri umani, sono quelle che bisogna abbattere. Penso che non esista un’emergenza migranti, l’unica emergenza è quella umanitaria, quella di persone che ogni giorno muoiono in mare cercando di attraversare una frontiera immaginaria”.
Con il suo Frontiera, (il solo vincitore, insieme a Roma di Alfonso Cuaron, David per il miglior film straniero, già proclamato nella conferenza stampa dedicata all’ufficializzazione delle varie nomination) Di Gregorio ritirerà il suo David il 27 marzo durante la serata trasmessa in diretta da Raiuno e condotta da Carlo Conti, un palcoscenico dove il suo discorso politico di ringraziamento potrà avere molta più eco rispetto alla conferenza stampa Rai. E se dovesse arrivargli un tweet del vicepremier Matteo Salvini, Di Gregorio, chiarisce all’Agi, ne sarebbe contento, perché “mi darebbe l’occasione di rispondergli e di spiegare che in Italia, guardando semplicemente i numeri, non esiste un’emergenza migranti”.
Viaggio all’inferno
Frontiera, presentato alla Settimana Internazionale della critica del Festival di Venezia, senza raccogliere nessun premio, è già visibile su Raiplay e il 20 febbraio viene trasmesso in seconda serata da Rai Movie. Girato a Lampedusa, parla di migranti e ha come protagonisti due ragazzi e i loro due destini incrociati: sono sullo stesso traghetto che li sta portando sull’isola, uno per la sua prima missione da sommozzatore con il compito di recuperare i morti in mare, l’altro al suo primo giorno da necroforo, chiamato a seppellirli.
Teresa De Santis e Carlo Conti (Raiuno)
“È un viaggio all’inferno di questi due ragazzi, un percorso tra l’innocenza e la sua perdita”, spiega Di Gregorio, raccontando la genesi del corto di 14 minuti che ha voluto completamente muto. “I due ragazzi non parlano, ho pensato che le parole sarebbero state di troppo di fronte all’eloquenza delle immagini. È stata una sfida”.
L’idea, spiega, è nata dopo la strage di migranti nel mare di Lampedusa nel 2013 ed è venuta allo sceneggiatore Ezio Abbate (che ora firma Suburra 2) leggendo un articolo su La Repubblica, firmato da Attilio Bolzoni, che raccontava proprio il punto di vista di un sommozzatore e di un necroforo assoldati per quell’emergenza.
“L’idea è piaciuta subito anche al produttore Simone Gattoni, e poi abbiamo dedicato circa un mese ai casting, prima di trovare i due ragazzi, bravissimi Fiorenzo Madonna e Bruno Orlando che hanno alle spalle esperienze teatrali. Durante la lavorazione e a corto finito, alla prima proiezione pubblica, il 2 settembre scorso, abbiamo coinvolto anche la Guardia costiera, che ha letto e approvato la nostra sceneggiatura”.
Adesso Di Gregorio che per il David più importante tifa Matteo Garrone (“Dogman è un film incredibile”) adesso sta lavorando al suo primo lungometraggio, ancora top secret. Ha cominciato il suo lavoro trasferendosi parecchi anni fa dalla sua Vasto a Roma per frequentare un corso di regia. Poi è stato tra gli sceneggiatori della fiction Rai Stiamo bene insieme su un gruppo di studenti fuorisede e quindi ha virato verso la regia, da aiutoregista di spot pubblicitari.
Alessandro Di Gregorio
Il primo lavoro importante, acquistato da History Channel che lo manda in onda ogni 8 settembre è il suo primo documentario, 8744 che racconta una delle pagine più dolorose della nostra storia recente: quella degli oltre 500mila italiani militari e civili deportati in Germania dopo l’8 settembre 1943 e costretti a lavorare nelle fabbriche belliche naziste. “Tra loro c’era anche mio nonno”, chiarisce il regista, che da quel documentario si è votato all’impegno sociale: il suo documentario del 2009 Per chi suona la campanella racconta l’esperimento di una scuola calabrese, ad Acquaformosa, che per non chiudere i battenti in pieno decreto Gelmini creò una classe formata da bambini e da ottantenni analfabeti di ritorno.
E adesso è il momento di Frontiera scelto dalla giuria presieduta da Andrea Piersanti tra 325 cortometraggi che hanno richiesto l’iscrizione al David. “Spero che il mio corto possa avere un impatto politico oggi che Trump con i suoi muri e Salvini con la chiusura dei porti stanno trasformando in frontiere reali quelle che finora erano solo linee immaginarie” chiarisce all’Agi Di Gregorio, dicendosi preoccupato anche dalla deriva dei social: “Sta uscendo di tutto, è come se la gente avesse questi sentimenti anti-accoglienza da anni e ora si sentisse in diritto di esternarli”.