Capitale: Tripoli
Superficie: 1.759.840 km ²
Lingua ufficiale: arabo
Forma di Governo: Repubblica parlamentare (governo conteso)
Valuta: Dinaro libico
La Libia è il quarto paese dell'Africa per superficie, il diciassettesimo del mondo ma nel contempo anche fra i più scarsamente popolati, visto che gran parte del suo territorio è occupato dal deserto del Sahara. Si colloca nella parte centrale del nord africa e si affaccia sul Mar Mediterraneo intorno al Golfo della Sirte, confina a nord-ovest con la Tunisia, a ovest con l'Algeria, a sud con il Niger e il Ciad, a sud-est col Sudan, a est con l'Egitto.
La guerra civile ha gravemente danneggiato la struttura produttiva del paese, sia per i danni derivati direttamente dalle operazioni belliche, sia per l’interruzione delle esportazioni di petrolio e gas naturale. L’instabilità del quadro politico e gli scontri tra fazioni, che hanno portato a nuove interruzioni delle esportazioni di idrocarburi – che rappresentano il 75 per cento delle entrate dello Stato che ne controlla il mercato -, rendono difficile la ripresa.
Dal 1970 la confessione islamica è stata proclamata religione di Stato.
Dopo decenni di colonialismo italiano e un periodo di occupazione militare franco-britannica la Libia ottiene l’indipendenza nel 1951. Nel 1969 il colonnello Gheddafi, leader del movimento degli "Ufficiali liberi"e autoproclamatosi ‘guida della Rivoluzione’, depone il sovrano Mohammed Idris-al-Senussi e proclama la Repubblica abolendo elezioni e partiti politici. Il sostegno dato da Tripoli a movimenti armati stranieri all’estero rende la Libia agli occhi degli Stati Uniti un fiancheggiatore del terrorismo mondiale; inizia così una guerra non dichiarata contro il regime del colonnello.
La caduta del regime di Gheddafi, ucciso nel 2011, pone fine al primo conflitto civile scoppiato dopo proteste popolari. Dopo la caduta di Gheddafi, la Libia diventa teatro di scontri tra le tante milizie tribali della coalizione dei ribelli che non sono mai state neutralizzate dai diversi governi che si sono succeduti nel tempo. L’amministrazione passa al Consiglio Nazionale di transizione che porta il paese verso la democrazia fino alle elezioni del 2012 che vedono salire al potere la nuova Assemblea congressuale . A seguito della seconda guerra civile, il paese si divide in milizie estremiste, vicine al partito Giustizia e ricostruzione e ai Fratelli musulmani, che attaccano Tripoli e fanno re-insediare il Congresso nazionale generale; le forze nazionaliste di Zintan e di altri gruppi armati sostengono invece la Camera dei Rappresentanti di orientamento liberale e federalista che si trasferisce a Tobruch.
Dopo le elezioni del 2014, una parte del Paese non ha riconosciuto la vittoria del nuovo parlamento generando una violenta spaccatura politica. Il nuovo parlamento che ha ottenuto il riconoscimento internazionale, è stato costretto a fuggire a Tobruk. In mezzo a questo caos istituzionale, a Bengasi gruppi salafiti che si rifanno alla Rivoluzione del 2011 hanno preso possesso della città e governano con le armi la provincia. A oggi in Libia il potere conteso da almeno quattro città Stato e, non esistendo un unico governo centrale, la guerra civile prosegue senza sosta. Il rischio del radicamento di estremisti islamici, combattuto in primo luogo dal generale Haftar, a capo dell’esercito regolare, e dall’Egitto è concreto.