Roma - "Il risultato amministrativo impone al Pd di cambiare. I segnali erano tutti in campo gia' prima: partito inesistente in quasi tutti i territori, assenza di veri luoghi di confronto e un profilo indistinto di riferimenti sociali incapace di comprendere e rappresentare sia le domande del bisogno sia quelle della solitudine sociale. La logica poi del cercare sempre un nemico da combattere ha finito per isolare socialmente e politicamente il Pd e favorire una coalizione di fatto senza alcuna omogeneita', capace solo di premiare gli altri". Insomma, accusa Guglielmo Epifani, "il Pd non tiene gli insediamenti storici, non intercetta il voto dei giovani e questo gli si ritorce esplicitamente contro; non a caso, sia pure a fatica, il Pd va meglio quando presenta alleanze sociali, civiche e politiche piu' ampie, quando cerca di includere, quando ha l'umilta' dell' ascolto e del confronto. Poi pesano anche alcune politiche sbagliate: paghiamo molto la questione scuola, le incertezze e imprudenze in tema di pensioni, il fatto che malgrado gli sforzi gli investimenti pubblici siano al palo e che, anche per questo, la ripresa e' troppo modesta anche nel raffronto con gli altri paesi europei lasciando la crescita dell'occupazione a ritmi troppo modesti per dare risposta ai giovani". "Naturalmente poi - riprende - ci sono gli avversari, il quadro europeo incerto a pochi giorni dal referendum inglese, le caratteristiche di un voto amministrativo spesso dipendente da troppi fattori locali. Ma quando vieni doppiato a Roma, perdi a Torino dopo 20 anni di buon governo, non vai al ballottaggio a Napoli, perdi Trieste, Novara, Pordenone, Grosseto, Brindisi, Olbia, Carbonia, Crotone, Villacidro, Savona, certo non possono bastare i risultati positivi di Varese, Caserta e Latina per riequilibrare". Quindi "la Direzione di venerdi' dovra' discutere di questo: per il bene del paese e del Pd sara' il caso di non trovare scorciatoie o semplificazioni: di fronte a problemi seri occorre essere capaci di risposte serie e queste si costruiscono provando a rispondere a quello che il Paese ci dice e ridando la parola ai nostri iscritti. Ripartire dal basso innanzitutto, perche' quello che c'e' da cambiare va fatto insieme a chi si impegna ogni giorno nei territori, ai tanti che abbiamo perso e che dobbiamo convincere con i fatti che il Pd e' anche la loro comunita'". (AGI)