AGI - Il numero di casi di demenza previsti per gli Stati Uniti nei prossimi 35 anni potrebbe raddoppiare rispetto al 2020. Questa la stima elaborata nell'ambito di uno studio, pubblicato sulla rivista Nature Medicine, condotto dagli scienziati della New York University Grossman School of Medicine. Il team, guidato da Josef Coresh, ha analizzato oltre tre decenni di dati sanitari raccolti tra il 1987 e il 2020.
Le informazioni riguardavano 15.043 americani di età superiore ai 55 anni. Nel 2020, riportano gli esperti, gli Stati Uniti hanno registrato circa 514 mila casi di demenza, mentre l'indagine stima che nel 2060 la condizione potrebbe colpire circa un milione di persone ogni anno. Questi risultati, sottolineano gli scienziati, evidenziano la necessità di strategie di salute pubblica volte a mitigare il rischio di demenza e promuovere un invecchiamento sano.
I dati mostrano che attualmente, all’età di 55 anni, le persone sono associate a un rischio di sviluppare i sintomi associati alla malattia del 42 per cento. Il follow-up medio di 23 anni ha rivelato che la probabilità aumentava significativamente dopo i 75 anni. Il rischio di demenza nel corso della vita era più alto tra le donne che tra gli uomini, associati rispettivamente a un valore del 48 e del 35 per cento.
Anche i portatori di due copie del gene APOE 4 erano correlati a una probabilità più elevata di sviluppare la condizione (pari al 59 per cento) rispetto ai partecipanti che ne avevano una o zero copie (rispettivamente 48 e 39 per cento). I ricercatori prevedono che il numero di adulti statunitensi che riceveranno una diagnosi di demenza aumenterà fino a raggiungere un milione nel 2060.
Ciò evidenzia l'importanza di adottare strategie mirate per la prevenzione e la cura della condizione in base alla fascia di popolazione. Il lavoro, concludono gli autori, ha coinvolto solo americani bianchi e neri, per cui sarà necessario condurre ulteriori approfondimenti su popolazioni più diversificate.