AGI - Circa il 24 per cento della fauna d'acqua dolce potrebbe sperimentare un rischio di estinzione. Questo scoraggiante risultato emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Nature, condotto dagli scienziati dell'International Union for Conservation of Nature (IUCN) di Cambridge. Il team, guidato da Catherine Sayer, ha esaminato i dati relativi a 23.496 pesci, crostacei decapodi (come granchi, gamberi e gamberetti) e odonati (come libellule e mosche), in una valutazione estesa e completa degli animali di acqua dolce. L'analisi, spiegano gli studiosi, identifica le principali minacce derivanti da inquinamento, dighe, agricoltura e specie invasive. I risultati potrebbero contribuire a informare gli sforzi futuri per ridurre la perdita di biodiversità d'acqua dolce.
Questi ambienti ospitano oltre 10 per cento di tutte le specie conosciute, una biodiversità che offre molteplici benefici, come il ciclo dei nutrienti, il controllo delle inondazioni e la mitigazione dei cambiamenti climatici. Nonostante la rilevanza di questi ecosistemi, finora non erano disponibili valutazioni complete dei rischi di estinzione delle specie nelle riserve di acqua dolce. Per colmare queste lacune, i ricercatori hanno condotto un'analisi della fauna d'acqua dolce globale.
Stando a quanto emerge dall'indagine, il 24 per cento delle specie considerate è risultato ad alto rischio di estinzione, con i decapodi associati alla percentuale più alta di taxa minacciati, pari al 30 per cento, rispetto al 26 per cento dei pesci e del 16 per cento degli odonati. Nello specifico, il 54 per cento delle specie era interessata dall'inquinamento, il 39 per cento dalle dighe, il 37 e il 28 per cento rispettivamente dal cambiamento dell'uso del suolo e dalla presenza di specie invasive. Questi risultati, concludono gli autori, evidenziano l'urgente necessità di affrontare le minacce per prevenire ulteriori declini e perdite di biodiversità.