AGI - Le vernici utilizzate per dipingere il Muro di Berlino sono composte fino al 75 per cento dal bianco di titanio, con pigmenti specifici per gli altri colori. Questo curioso risultato emerge da uno studio, pubblicato sul Journal of the American Chemical Society, condotto dagli scienziati dell'Istituto per i processi chimico-fisici del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ipfc).
Il team, guidato da Francesco Armetta e Rosina Celeste Ponterio, hanno raccolto informazioni dai frammenti di vernici utilizzate per dipingere su questo sito storico. La street art del Muro di Berlino, spiegano gli esperti, sia prima che dopo la caduta, è spesso associata a metodi e tecniche particolari e sconosciute, il che rende i murales difficili da preservare. Per indagare sulle tipologie di vernici utilizzate, i ricercatori hanno combinato un rilevatore portatile e l'analisi dei dati insieme all'intelligenza artificiale.
"Il nostro lavoro - commenta Armetta - evidenzia il potente impatto della sinergia tra chimica e apprendimento profondo nella quantificazione della materia, esemplificata in questo caso dai pigmenti che rendono la street art così accattivante. Per restaurare e conservare questi pezzi di storia, è importante conoscere i materiali e le tecniche di applicazione, ma ovviamente gli autori dei murales non ci hanno lasciato un prospetto". Il gruppo di ricerca ha sviluppato un algoritmo di intelligenza artificiale in grado di analizzare l'output dei dispositivi di spettroscopia Raman. Per identificare con maggiore accuratezza pigmenti e coloranti. In un test iniziale, sono stati valutati 15 campioni di vernice raccolti in loco e portati in laboratorio.
Tutti i frammenti avevano due o tre strati di pennellate, con quello a contatto con la muratura che appariva bianco. Ciò suggerisce che prima del murales colorato era stata applicata una mano di fondo. Successivamente, i ricercatori hanno utilizzato uno spettrometro Raman portatile confrontando i risultati ottenuti con gli spettri raccolti da una libreria commerciale di spettri di pigmenti. Questo approccio ha permesso di identificare i pigmenti primari nei campioni, riconoscendo gli azopigmenti per i gialli e i rossi, le ftalocianine per il blu e il verde, il cromato di piombo per i verdi e il bianco di titanio per il bianco.
I risultati sono stati confermati con altre tecniche non distruttive, tra cui la fluorescenza a raggi X e la spettroscopia di riflettanza in fibra ottica. L'Intelligenza artificiale è stata in grado di determinare la percentuale di pigmento.
"Il nostro modello - affermano gli scienziati - potrebbe contribuire a fornire informazioni di alta qualità per la conservazione dell'arte, la scienza forense e la scienza dei materiali in contesti in cui è difficile portare attrezzature di laboratorio in un sito".