AGI - L’eventuale prevalenza di un pezzo di disinformazione può dipendere dall’argomento e dal paese in cui si diffonde, con notevoli differenze tra Regno Unito, Germania, Francia e Italia. Lo dimostrano i risultati di uno studio pubblicato l’8 maggio 2024 sulla rivista ad accesso libero PLOS realizzato dai ricercatori della Ca’ Foscari di Venezia guidati da Fabiana Zollo. Questa scoperta suggerisce che le politiche per combattere la disinformazione e la polarizzazione potrebbero dover essere specifiche al contesto per essere efficaci, dicono gli autori. I ricercatori hanno analizzato l’attività di notizie su Twitter (ora X) in Francia, Germania, Italia e Regno Unito dal 2019 al 2021, concentrandosi soprattutto sulle notizie sulla Brexit, sul coronavirus e sui vaccini Covid.
Ciascuna fonte di notizie analizzata è stata classificata come “affidabile” o “discutibile” in base al punteggio di NewsGuard (uno strumento che valuta l’affidabilità delle testate giornalistiche sulla base di nove criteri giornalistici). In tutti e quattro i paesi, la stragrande maggioranza degli utenti ha utilizzato solo fonti di notizie affidabili su ciascuno dei tre argomenti. Ma in ogni Paese e per ogni argomento, c’è sempre stata una piccola percentuale di utenti che utilizzavano solo fonti di notizie discutibili, con pochissime persone che utilizzavano un mix di fonti affidabili e discutibili. Il rapporto tra notizie discutibili e consumo di notizie affidabili e la loro diffusione variava da paese a paese.
Nel complesso, la Germania ha avuto il rapporto più alto tra retweet di notizie discutibili e retweet di notizie affidabili su tutti e tre gli argomenti, con la Francia al secondo posto, seguita dall’Italia, e il Regno Unito ha avuto la percentuale più bassa di retweet di notizie discutibili in generale. Tuttavia, le misure di disinformazione variavano in base all’argomento. L’Italia, ad esempio, ha registrato la percentuale più bassa di retweet di notizie discutibili sul tema del coronavirus, ma ha la percentuale più alta di persone che utilizzano solo fonti di notizie discutibili sulla Brexit. Questo tipo di differenze potrebbero sottolineare che le “sfumature culturali” saranno importanti quando si tratterà di combattere la disinformazione, scrivono gli autori.