AGI - Il normale sughero trattato con il laser attraverso una procedura specifica potrebbe essere impiegato per assorbire le fuoriuscite di petrolio, che rappresentano un grave pericolo per gli ecosistemi oceanici. Questa interessante prospettiva emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Applied Physics Letters, condotto dagli scienziati della Central South University, dell’Università di Scienza e Tecnologia di Huazhong e dell’Università Ben-Gurion del Negev. Il team, guidato da Yuchun He, ha utilizzato dei trattamenti laser per trasformare il normale sughero in un potente strumento per il trattamento delle fuoriuscite di petrolio. La presenza di inquinanti nell’acqua, spiegano gli esperti, può avere impatti devastanti sui pesci e sui mammiferi marini, e l’uso di disperdenti chimici, che scompongono il petrolio, possono aumentare la tossicità delle molecole. “Il laser – spiega He – può influenzare direttamente la bagnabilità del sughero lavorato, che acquisisce proprietà super-idrofobiche e super-oleofile. Combinando questi risultati con i vantaggi ecologici e riciclabili del sughero, abbiamo pensato che potesse rappresentare una valida alternativa per pulire gli oceani”. Ottenuto dalle querce, che possono vivere per centinaia di anni, il sughero può essere raccolto ogni sette anni, il che rende questo materiale una preziosa risorsa rinnovabile. Quando la corteccia viene rimossa, gli alberi amplificano la loro attività biologica per sostituirla e aumentare il loro stoccaggio di carbonio, quindi la raccolta del sughero aiuterebbe anche a mitigare le emissioni di carbonio. Gli autori hanno testato varianti di un trattamento laser a impulsi rapidi per ottenere l’equilibrio ottimale a basso costo. Esaminando i cambiamenti strutturali nanoscopici e misurando le proprietà del materiale, i ricercatori hanno scoperto che il sughero trattato con il laser poteva raccogliere il petrolio in circa due minuti. L’esposizione alla luce solare rende infatti la sostanza fototermica in solo 10-15 secondi, e l’energia accumulata viene utilizzata per riscaldare l’inquinante, riducendone la viscosità. “Il recupero del petrolio è un compito complesso e sistematico – commenta He – ma il nostro approccio permette di raccogliere solo l’inquinante, che può anche essere riutilizzato in seguito. Il prossimo passo sarà quello di preparare materiali elettrotermici utilizzando la schiuma di poliuretano come scheletro per l’adsorbimento dell’olio, combinando tecniche fototermiche ed elettrotermiche per formare un sistema di recupero dell’olio per tutte le stagioni”.