AGI - Il 52% dei quasi 2 milioni di rifiuti di plastica inventariati non presenta alcun marchio distinguibile, pertanto non è possibile risalire ai produttori. Lo rivela una ricerca internazionale, pubblicata su Science Advances, che ha sugli audit globali relative all’inquinamento da plastica, dal 2018 al 2022. Dei restanti articoli, circa un quarto può essere ricondotto a sole cinque specifiche aziende di alimenti e bevande. Gli autori sostengono che questi risultati evidenziano la necessità di un’etichettatura obbligatoria dei prodotti in plastica per rafforzare la responsabilità delle aziende. Dal 2000 al 2019, la produzione globale di plastica è raddoppiata, superando i 400 milioni di tonnellate, e i rifiuti di plastica sono aumentati di conseguenza. Tra il 2018 e il 2022, ricercatori e volontari di 84 Paesi hanno controllato i rifiuti e cercato i nomi dei marchi. L’indagine di 1.576 audit ha mostrato che, più della metà dei 1.873.634 articoli di plastica erano privi di marchio e, quindi, non rintracciabili dai principali produttori. Dei 909.771 articoli di marca, il 24% poteva essere ricondotto a una delle sole cinque multinazionali: Coca-Cola Company, PepsiCo, Nestlé, Danone e Altria. Un altro 50% degli articoli di plastica di marca proveniva da sole 56 aziende. In definitiva, l’analisi ha mostrato una forte associazione lineare e positiva tra la produzione di plastica e i livelli di rifiuti di marca all’anno. “Le azioni di queste aziende, che siano volontarie o imposte dai governi o da uno strumento internazionale legalmente vincolante, possono affrontare positivamente il problema - hanno dichiarato gli autori -. I manager dei marchi produttori e i politici dovrebbero dare priorità alle soluzioni che riducono la produzione di plastica”.