AGI - A causa degli elevati livelli di inquinamento da azoto, un terzo dei sottobacini globali potrebbe affrontare una grave scarsità di acqua pulita nei prossimi 25 anni. Questo allarmante risultato emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications, condotto dagli scienziati della Wageningen University & Research, del Potsdam Institute for Climate Impact Research (PIK), della Humboldt University e dell’Università di Utrecht. Il team, guidato da Mengru Wang, ha analizzato i bacini fluviali globali per prevedere il rischio di livelli elevati di inquinamento da azoto e la disponibilità idrica di queste realtà. A causa del cambiamento climatico, spiegano gli autori, la disponibilità di acqua potabile risulta costantemente in diminuzione, mentre l’urbanizzazione e l’agricoltura intensiva portano a un incremento notevole della domanda di acqua. I bacini fluviali rappresentano una grande fonte di acqua potabile, ma sono anche vulnerabili alle attività antropiche su larga scala, che possono inquinare i corsi e i bacini attraverso le reti fognarie. Gli studiosi hanno scoperto che 2.517 sottobacini della Cina meridionale, dell’Europa centrale, del Nord America e dell’Africa sono associati a quantità e qualità scarse.
Per confronto, i dati del 2010 indicavano un potenziale rischio per soli 984 sottobacini. Secondo le proiezioni del team, inoltre, entro il 2050 i sottobacini con acque scarse e inquinate potrebbero diventare 3.061, compromettendo le risorse idriche da cui dipendono almeno tre miliardi di persone. Questo lavoro, sottolineano gli autori, evidenzia l’urgente necessità di affrontare la questione della qualità dell’acqua nelle future politiche di gestione dell’acqua. Nell’immediato futuro, concludono gli scienziati, sarà necessario adottare misure specifiche per migliorare la situazione della qualità dell’acqua che affluisce a questi sottobacini, aumentando al contempo la disponibilità di acqua pulita per le comunità che da essa dipendono.