AGI - Le piume di uccelli deceduti forniscono una stima delle specie morte e fanno luce su una delle maggiori minacce per la sopravvivenza delle specie aviarie: gli impianti di energia eolica e solare. Lo rivela lo studio, pubblicato sulla rivista Conservation Biology. La ricerca nasce dalla crescente preoccupazione per il declino della popolazione mondiale di uccelli a causa dell'impatto antropico.
I ricercatori hanno effettuato analisi geospaziali dei dati sugli isotopi stabili dell'idrogeno ottenuti dalle piume di 871 uccelli trovati morti presso impianti di energia solare ed eolica in California, in rappresentanza di 24 specie. Hanno rilevato che uccelli uccisi nelle strutture provenivano da un'ampia area del continente.
La loro origine geografica variava a seconda delle specie e comprendeva un mix di uccelli locali e no. Gli scienziati hanno scoperto che la maggior parte degli uccelli uccisi presso gli impianti solari non erano locali e hanno raggiunto il picco durante i periodi migratori di aprile e di settembre e ottobre.
"La mortalità degli uccelli è diventata una conseguenza indesiderata dello sviluppo delle energie rinnovabili", ha dichiarato Hannah Vander Zanden, assistente alla cattedra di biologia dell'Università della Florida. "Se vogliamo minimizzare o addirittura compensare questi decessi, soprattutto per le popolazioni più vulnerabili, dobbiamo identificare l'origine geografica degli uccelli colpiti", ha spiegato Vander Zanden.
"In altre parole - ha continuato Vander Zanden - è necessario individuare se gli uccelli morti sono locali o provengono da altre parti del Nord America".
Gli uccelli possono essere uccisi quando entrano in collisione con le turbine eoliche, volano contro i pannelli solari scambiandoli per specchi d'acqua o vengono bruciati dall'intenso calore delle centrali solari a concentrazione.
Sebbene il tasso di mortalità degli uccelli dovuto a queste strutture energetiche sia di gran lunga inferiore a quello dei gatti domestici e delle collisioni con gli edifici, secondo gli scienziati è fondamentale compiere degli sforzi per mitigare questo problema.
L'analisi dei marcatori naturali presenti nelle piume ha fornito informazioni sul luogo di crescita delle piume in base all'acqua consumata dagli uccelli. "Con questi marcatori, abbiamo potuto determinare se l'uccello fosse locale o se stava migrando da qualche altra parte", ha detto Vander Zanden, che è anche ricercatore principale del Laboratorio di migrazione animale ed ecologia dell'UF.
"La percentuale di uccelli migratori trovati presso gli impianti eolici è quasi uguale a quella degli uccelli locali, pari al 51%", ha notato Vander Zanden. "Questo tipo di dati può aiutarci a capire quali sono le strategie migliori da utilizzare per ridurre al minimo o attenuare gli incidenti mortali", ha sottolineato Vander Zanden.
"Per esempio - ha continuato Vander Zanden - la gestione delle strutture potrebbe collaborare con gli ambientalisti per migliorare l'habitat locale e contribuire a proteggere gli uccelli locali o migliorare altre parti dell'areale della specie da cui provengono gli uccelli migratori". I risultati illustrano anche la capacità dei dati sugli isotopi stabili di valutare i futuri modelli di crescita o declino della popolazione di uccelli per una serie di motivi.
"Studiare i resti degli animali è un approccio non invasivo per ottenere informazioni altrimenti difficili da rintracciare e da applicare alla conservazione", ha concluso Vander Zanden. "è un ottimo modo per capire i misteri degli animali", ha aggiunto Vander Zanden.