AGI - Esiste un periodo di tempo limitato prima che inizi una perdita di ghiaccio irreversibile su larga scala nell’Antartide. È quanto emerge da una nuova ricerca correlata della Northumbria University, in collaborazione con diversi istituti di ricerca europei, pubblicata su The Cryosphere. Anche se si prevede che la perdita di ghiaccio in Antartide continuerà, secondo gli autori, questi studi forniscono una leggera speranza che sia possibile evitare o ritardare il punto di svolta, che porterebbe al cedimento della calotta glaciale dell’Antartide, ma con un’azione tempestiva e mirata.
I ricercatori hanno esaminato lo stato attuale della calotta glaciale antartica, da cui non è emersa alcuna prova che determini il collasso irreversibile su larga scala dell’Antartide. Tuttavia, i ricercatori hanno scoperto che, anche in assenza di un maggiore riscaldamento globale, è possibile un collasso irreversibile di alcune regioni della calotta antartica occidentale.
Per la prima volta, due lavori in collaborazione, hanno esaminato se la calotta antartica abbia già raggiunto il punto di non ritorno, verso un ritiro permanente e inarrestabile. La continua perdita di ghiaccio in Antartide ha sollevato il timore che la calotta antartica occidentale possa avere ormai subito eventi destabilizzanti tali da rendere impossibile qualsiasi azione di salvataggio volta alla sua conservazione.
Tuttavia, i ricercatori hanno ora analizzato in modo approfondito la questione e hanno scoperto che non ci sono prove scientifiche che avvalorino la teoria per cui la calotta abbia già raggiunto il suo punto di non ritorno. I ricercatori hanno condotto uno studio di modellazione e hanno usato tre diversi modelli al computer per eseguire una serie di simulazioni e condurre un’ispezione approfondita alla ricerca di segni che attestassero un ritiro irreversibile della calotta antartica, nella sua forma attuale.
Una 'buona' notizia
“Sebbene la perdita di ghiaccio in Antartide continuerà in futuro, questi risultati forniscono una leggera speranza che sia ancora possibile evitare o ritardare il superamento del punto critico, se si interviene con urgenza”, hanno affermato gli autori. “Le implicazioni sono profonde; abbiamo utilizzato tre diversi modelli numerici che hanno tutti dimostrato che non è stato ancora superato il punto critico che porta alla perdita irreversibile di ghiaccio in Antartide”, ha dichiarato Emily Hill, ricercatrice presso la Northumbria University e coautrice dello studio.
“L’utilizzo di più modelli rende i nostri risultati ancora più convincenti ed è rassicurante sapere che non abbiamo ancora superato il punto di non ritorno”, ha proseguito Hill. Tuttavia, i ricercatori hanno anche effettuato simulazioni ipotetiche per studiare come potrebbe evolvere la calotta glaciale se le condizioni climatiche attuali dovessero rimanere tali e hanno scoperto che, anche senza un ulteriore riscaldamento globale, in futuro è possibile un collasso irreversibile di alcune regioni marine della calotta glaciale dell’Antartide occidentale.
Un'accelerazione continua
Uno dei loro modelli mostra che, nelle condizioni attuali, questo potrebbe accadere non prima di un periodo compreso tra i 300 e i 500 anni, e, secondo gli scienziati, l’accelerazione dei cambiamenti climatici potrebbe accorciare ulteriormente questo lasso di tempo. Le masse di ghiaccio dell’Antartide immagazzinano una quantità d’acqua tale da innalzare il livello del mare di diversi metri in tutto il mondo e rimangono una delle maggiori incertezze nelle proiezioni future degli effetti del cambiamento climatico.
“L’accelerazione della perdita di ghiaccio ai margini della calotta glaciale potrebbe segnalare il collasso di regioni marine più ampie”, ha spiegato Ronja Reese, della Northumbria University e coautrice del lavoro. “I nostri esperimenti dimostrano che un collasso irreversibile in alcune regioni marine dell’Antartide occidentale è possibile per le attuali condizioni climatiche”, ha proseguito Reese.
“È importante notare che questo collasso non si sta ancora verificando, come dimostra il nostro primo studio, e la sua evoluzione richiede migliaia di anni; ma, ci aspettiamo che un ulteriore riscaldamento climatico in futuro acceleri notevolmente questo fenomeno”, ha precisato Reese.
“Sono molto orgogliosa di vedere pubblicato questo lavoro, frutto della stretta collaborazione tra diversi istituti europei”, ha detto Petra Langebroek, direttore di ricerca presso il Centro di ricerca norvegese e coordinatore scientifico del progetto europeo TiPACCs. “Lo studio ha permesso di compiere importanti progressi nella comprensione della stabilità della calotta antartica e dei punti di ribaltamento”, ha proseguito Langebroek.
“È una notizia in qualche modo positiva, quella che emerge dalla ricerca”, ha aggiunto Langebroek. “Non abbiamo ancora superato il punto di rottura in Antartide, il che, in teoria, significa che la perdita di ghiaccio in corso può essere ridotta o addirittura arrestata”, ha proseguito Langebroek. “Purtroppo – ha aggiunto Langebroek – la nostra ricerca mostra anche che, con i cambiamenti climatici in corso, stiamo per oltrepassare il punto che porterà al crollo dell’Antartide occidentale”.