AGI - Gli effetti di quattro recenti ondate di calore nel Pacifico nordorientale sulla distribuzione di quattordici specie di predatori apicali, come squali, balene, foche e tartarughe, sono stati modellati in uno studio pubblicato su Nature Communications.
I risultati possono fornire indicazioni su come le risposte dei predatori varino a seconda delle ondate di calore marine e possono aiutare lo sviluppo di strumenti per prevedere le distribuzioni dei predatori marini in tempo reale.
Le ondate di calore marine sono eventi estremi di riscaldamento a breve termine con impatti ecosistemici e socioeconomici diffusi. Studi precedenti hanno esaminato le ridistribuzioni a lungo termine delle specie marine in risposta ai cambiamenti climatici. Tuttavia, si conoscono meno le risposte a breve termine riguardo eventi episodici come le ondate di calore marine, ponendo un limite alla gestione proattiva del loro impatto socio ecologico.
Heather Welch, dell’Università della California, dell’Amministrazione Nazionale Oceanica e Atmosferica e ricercatrice NOAA / UCSC, che si concentra, da tempo sulla comprensione e sulla pianificazione delle dinamiche spaziali e temporali dei processi marini su larga scala, assieme ai suoi colleghi, ha usato l’apprendimento automatico e i dati degli animali, per capire come i predatori apicali nel Pacifico nordorientale si ridistribuiscono in risposta alle ondate di calore marine.
Gli autori hanno modellato gli effetti di quattro recenti ondate di calore marino, quella del 2014, 2015, 2019 e del 2020, nel Pacifico nord-orientale, sulle risposte distributive di quattordici predatori marini, tra cui squali, mammiferi, uccelli marini, tartarughe e tonni. Le reazioni dei predatori sono risultate varie ma altamente prevedibili, che hanno documentato la loro capacità di creare sistemi di allerta precoci per le ondate di calore, al pari alle previsioni meteorologiche.
Alcune specie hanno subito una perdita quasi totale di habitat, come il tonno rosso e la verdesca, durante l’ondata di calore del 2015, mentre, altre hanno registrato un miglioramento dell’habitat di due volte superiore al precedente, come il leone marino della California e la foca elefante, durante l’ondata di calore del 2019.
Alcune specie si sono anche ridistribuite attraverso i confini giurisdizionali, con gli Stati Uniti che hanno ricevuto il maggior afflusso di specie durante le ondate di calore marine. Ciò potrebbe comportare nuovi rischi e responsabilità di gestione, ma, anche opportunità economiche. Ad esempio, circa l’11- e il 31% dell’habitat di tonno bianco, rosso e a pinna gialla si è spostato dal Messico agli Stati Uniti, nelle ondate di calore del 2014 e del 2015.
Per preparare le nazioni e ridurre al minimo i futuri conflitti di pesca sono necessari strumenti di gestione adattivi e secondo gli autori, i loro modelli possono produrre previsioni giornaliere della distribuzione di ogni specie. Questo sistema di allerta precoce consentirebbe di rispondere in modo proattivo ai nuovi conflitti tra uomo e fauna e ai cambiamenti nella disponibilità delle risorse marine.