AGI - Per la prima volta, sono state rilevate delle onde sismiche che attraversano il nucleo marziano e confermano le previsioni relative alla composizione della regione centrale che compone il nucleo del Pianeta rosso.
Questi, in estrema sintesi, sono i risultati che emergono da uno studio, pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, condotto dagli scienziati dell’Università del Maryland. Il team, guidato da Vedran Lekic, ha esaminato i dati acquisiti dal lander InSight della NASA per misurare le proprietà del nucleo di Marte. Stando a quanto emerge dall’indagine, il cuore del pianeta roccioso sarebbe formato da una lega di ferro liquido e alte percentuali di zolfo e ossigeno. Tali scoperte, osservano i ricercatori, potrebbero rivelare nuove intuizioni sulle origini stesse del pianeta e sulle differenze geologiche tra Marte e la Terra.
“Il nucleo del nostro mondo – spiega Lekic – è stato scoperto per la prima volta nel 1906, quando i sismologi hanno osservato il comportamento delle onde sismiche. Abbiamo utilizzato un procedimento simile per dedurre la composizione del nucleo marziano”. I ricercatori hanno monitorato la progressione di due eventi sismici distanti su Marte, uno causato da un terremoto e l’altro da un forte impatto. Considerando il tempo impiegato dalle onde per attraversare il pianeta e altre misurazioni sismiche e geofisiche, gli studiosi hanno stimato la densità e la compressibilità del materiale che si trova al centro del corpo roccioso. I risultati suggeriscono la presenza di un nucleo liquido, mentre la Terra sembra caratterizzata da una combinazione di materie fuse e solide.
Per quanto riguarda la composizione del nucleo marziano, il gruppo di ricerca ha ipotizzato la presenza di elementi leggeri, come zolfo e ossigeno, negli strati più interni, per circa un quinto del peso del nucleo di Marte. Questi dati, commentano gli autori, indicano che il cuore del Pianeta rosso potrebbe essere meno denso e più comprimibile rispetto a quello della Terra. “L’unicità del nucleo terrestre porta alla generazione di un campo magnetico – osserva Nicholas Schmerr, altra firma dell’articolo – che ci protegge dai venti solari, permettendoci di trattenere l’acqua. Il nucleo di Marte non è conformato in modo tale da favorire la formazione di un campo magnetico sufficientemente adeguato, il che potrebbe spiegare perché le condizioni sulla superficie del pianeta non sono adatte alla vita”.
Sebbene il nostro vicino cosmico non abbia attualmente un campo magnetico, gli scienziati ipotizzano che una volta ci fosse una schermatura magnetica, per cui il Pianeta rosso potrebbe essersi gradualmente evoluto fino a raggiungere le caratteristiche attuali. “Ci sono piccole tracce di idrogeno nel nucleo di Marte – conclude Lekic – per cui dobbiamo capire quali condizioni abbiano portato alla situazione che osserviamo oggi. A ogni modo, il nostro lavoro conferma l’accuratezza delle modellazioni attuali relative alla composizione del nucleo di Marte. Ricerche come questa potrebbero aprire la strada a future spedizioni orientate alla geofisica verso altri corpi celesti, come Venere o Mercurio”.