AGI - Non tutte le barriere coralline sono malate e a rischio per l’aumento delle temperature. L’hanno scoperto alcuni scienziati che si sono immersi a una profondità di 600 metri nella riserva marina delle Galapagos dove hanno potuto osservare barriere coralline in perfette condizioni in un ambiente incontaminato. Un “mix mozzafiato di vita” nel mare, l’hanno definita.
La qual cosa, a detta loro, fa ben sperare affinché le barriere coralline sane possano ancora prosperare in un momento in cui il corallo è in crisi a causa delle temperature record della superficie del mare e dell'acidificazione degli oceani.
"Sono incontaminati e piene di vita: polpi rosa, pesci pipistrello, aragoste e una serie di pesci di profondità come squali e razze", ha affermato Michelle Taylor, biologa marina dell'Essex University e co-leader della spedizione a bordo di un sommergibile in grado di portare due scienziati a una profondità di 6.500 metri. “Una notizia incoraggiante", l’ha definita José Antonio Dávalos, ministro dell'Ambiente per l’Ecuador di cui le Galápagos sono parte. "Riafferma la nostra determinazione a istituire nuove aree marine protette in Ecuador e a continuare a promuovere la creazione di un'area marina protetta nel Pacifico tropicale orientale".
Sostiene il Guardian che prima di questa scoperta, “si pensava che Wellington Reef, al largo della costa dell'isola di Darwin nell'estremo nord dell'arcipelago delle Galápagos, fosse tra le poche barriere coralline poco profonde delle isole a esser sopravvissuta alla distruzione causata da El Niño nel 1982 -83”. Invece s’è capito che le comunità di coralli di acque fonde più riparate “sono probabilmente esistite per secoli nelle profondità della riserva marina delle Galápagos, contribuendo ad alimentare comunità marine ricche, diversificate e potenzialmente uniche”, tant’è che la loro importanza è oggi globale, perché si tratta di siti che “possiamo monitorare nel tempo per vedere come gli habitat incontaminati si evolvono in relazione alla nostra attuale crisi climatica", ha affermato Taylor.
Insomma, la barriera corallina ha aiutato gli scienziati a "ricostruire gli ambienti oceanici del passato per comprendere i cambiamenti climatici moderni". A questa scoperta, si deve un’altra spinta motivazionale per raggiungere gli impegni della Global Ocean Alliance 30x30, che punta a proteggere almeno il 30% degli oceani entro il 2030.