AGI - Era il 7 gennaio 1610 quando Galileo Galilei riuscì a scorgere in cielo i satelliti di Giove. I primi corpi celesti del sistema solare a essere scoperti agli albori dell'astronomia telescopica furono battezzati dal fisico pisano "astri medicei" in onore di Cosimo II de' Medici, Granduca di Toscana. Verso questi corpi celesti verrà lanciata il prossimo 13 aprile la sonda Juice e la missione dell'Agenzia Spaziale Europea porterà con sé anche il grande scienziato toscano. Agganciata al vettore c'è infatti una placca commemorativa che riproduce il frontespizio e le prime due pagine del "Sidereus Nuncius" di Galilei, il trattato del 1610 considerato l'atto di nascita dell'astronomia moderna.
Il tributo, ha spiegato in conferenza stampa, nello stabilimento Leonardo di Campi Bisenzio, Giangiacomo Gandolfi, della Biblioteca e dell'Archivio Storico dell'Osservatorio di Roma, intende celebrare non solo la scoperta delle lune di Giove ma anche "la visionaria versatilità del fisico sperimentale che perfeziona il telescopio e dell'ingegnere che concepisce spin off industriali partendo dai risultati scientifici (Giovilabio, Celatone et cetera)". "Si tratta anche di un omaggio involontario a un grande autore di fantascienza, Kim Stanley Robinson, che nel 2009 immaginò Galileo in viaggio tra le lune di Giove, sospeso tra il 1600 e il XXXI secolo", ha aggiunto Gandolfi.