AGI - "Se continui a correre così tanto, ti rovinerai le ginocchia". È un consiglio frequente, che si sente spesso pronunciare. Corrisponde al vero? Il New York Times sostiene che in una revisione sistemica di 43 studi di risonanza magnetica fatti finora “non c’è alcuna prova che la corsa causi danni a breve o lungo termine alla cartilagine del ginocchio”.
Però il punto centrale è che se si prevede che “quasi la metà degli americani svilupperà una dolorosa artrosi del ginocchio ad un certo punto della propria vita, i risultati sollevano una domanda assillante: se astenersi dalla corsa non proteggerà magicamente le ginocchia, cosa lo farà in verità?”, si chiede il giornale.
Si viene dunque a sapere che i ricercatori “hanno recentemente iniziato a ripensare gli antichi dogmi sulle proprietà della cartilagine”, lo strato liscio di tessuto che ammortizza le ossa del ginocchio e di altre articolazioni e la cui rottura è la causa principale dell'osteoartrosi, poiché non avendo la cartilagine sangue o apporto di nervi si pensava che non potesse adattarsi o ripararsi da sola. Ma così non è, perché la cartilagine “è un tessuto vivente che si adatta e prospera con un suo uso regolare”.
Quindi? Sorpresa! Un piccolo studio del 2010 ha messo in luce che “i non corridori che hanno seguito un programma di corsa di 10 settimane hanno visto un miglioramento dell'1,9% in un indicatore di forza e qualità della cartilagine”.
In genere le persone con problemi incipienti al ginocchio sono spesso portate a pensare che passare ad attività a basso impatto come il nuoto e il ciclismo proteggerà le loro articolazioni, "ma in realtà quello che stanno facendo è null’altro che impoverire la loro cartilagine”, sostiene Jackie Whittaker, fisioterapista e ricercatrice all'Università della British Columbia.
Ecco, dunque, la sorpresa: correre non fa affatto male alle ginocchia. Tuttavia esse vanno trattate con cura. Come? Moderando la “velocità di corsa”, ad esempio, prendendo in considerazione “allenamenti brevi e più frequenti” ed evitando le “forzature nel fine settimana”, quando si ha più tempo libero ma si è anche scarsamente allenati. Come dire? Passi lunghi e ben distesi, perché “è il ritmo" quel che conta, in quanto "si adatta alla capacità del corpo di gestire il carico”.
Facendo prima un po' di allenamento per preparare le gambe prima di sottoporle a nuove sollecitazioni, con un programma semplice e generico di piegamenti e affondi che possono rafforzare i muscoli che mantengono stabile il ginocchio e irrigidire i tendini e i legamenti attorno all'articolazione.
Anche perché c’è un secondo studio, dopo quello del 2010, che afferma che il rischio più elevato di artrosi del ginocchio osservato tra gli ex atleti professionisti in sport come il calcio è in gran parte spiegato attraverso l’accumulo di una serie di lesioni traumatiche al ginocchio piuttosto che dall'usura. In conclusione, per il dottor Whittaker, la priorità è “sfatare l'idea che si dovrebbe smettere di esser attivi non appena si sente dolore al ginocchio”. Meglio invece continuare a correre, con moderazione e prudenza, mantenendo l’esercizio fisico, massaggiando il ginocchio, nutrendo la cartilagine ed evitando qualsiasi uso di integratori “perché non fanno alcuna differenza”.