AGI - Limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi Celsius non è attualmente plausibile, secondo un nuovo studio pubblicato dal Cluster of Excellence dell’Universität Hamburg, Germania, “Climate, Climatic Change, and Society” (Cliccs). I ricercatori hanno valutato sistematicamente i cambiamenti sociali in atto che possono influenzare il cambiamento climatico, analizzando anche alcuni processi fisici spesso ritenuti punti critici.
La loro conclusione: il cambiamento sociale è essenziale per raggiungere gli obiettivi di temperatura fissati a Parigi. Ma ciò che è stato realizzato fino ad oggi è insufficiente. Di conseguenza, anche l’adattamento climatico dovrà essere affrontato da una nuova prospettiva.
“In realtà, quando si tratta di protezione del clima, alcune cose sono state messe in moto. Ma se si guarda in dettaglio allo sviluppo dei processi sociali, mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 gradi non è ancora plausibile”, afferma la professoressa Anita Engels.
Secondo lo studio, l’“Hamburg Climate Futures Outlook”, in particolare i modelli di consumo e le risposte aziendali stanno rallentando le misure di protezione del clima. Altri fattori invece come la politica climatica delle Nazioni Unite, le proteste per il clima e il disinvestimento dai combustibili fossili stanno sostenendo gli sforzi per raggiungere gli obiettivi climatici. Come mostra l’analisi, però, queste dinamiche positive da sole non basteranno per far rimanere il pianeta entro il limite di 1,5 gradi.
“La profonda decarbonizzazione richiesta sta progredendo troppo lentamente”, afferma ngels. Inoltre, il team ha valutato alcuni processi fisici che vengono spesso ritenuti punti critici: la perdita del ghiaccio marino artico e lo scioglimento delle calotte glaciali sono sviluppi gravi, così come i cambiamenti climatici regionali. Ma avranno un’influenza – secondo gli studiosi – molto limitata sulla temperatura globale fino al 2050. A questo proposito, il permafrost in disgelo, l’indebolimento dell’Atlantic Meridional Overturning Circulation (AMOC) – il mutamento di una importante corrente oceanica dell’Oceano Atlantico – e la perdita della foresta amazzonica sono fattori più importanti, anche se solo di poco.
“Il fatto è che questi temuti punti critici potrebbero cambiare drasticamente le condizioni per la vita sulla Terra, ma sono in gran parte irrilevanti per raggiungere gli obiettivi di temperatura dell’accordo di Parigi”, spiega il professor Jochem Marotzke del Max Planck Institute for Meteorology.
Lo studio copre anche gli effetti del Covid-19 e dell’invasione russa dell’Ucraina: i programmi di ricostruzione economica hanno rafforzato la dipendenza dai combustibili fossili, il che significa che i cambiamenti necessari sono ora meno plausibili di quanto ipotizzato in precedenza. Al contrario, rimane poco chiaro se gli sforzi per salvaguardare l’approvvigionamento energetico dell’Europa e i tentativi della comunità internazionale di rendersi indipendente dal gas russo indeboliranno o accelereranno la graduale eliminazione dei combustibili fossili nel lungo periodo.
“La questione di ciò che non è solo teoricamente possibile, ma anche plausibile, cioè realisticamente prevedibile, ci offre nuovi punti di partenza”, afferma Anita Engels. “Se non riusciamo a raggiungere gli obiettivi climatici, l’adattamento agli impatti climatici diventerà ancora più importante”.