AGI - A due settimane dal vertice COP27 sul clima, 250 riviste scientifiche, 50 delle quali africane, chiedono di finanziare una risposta sulla condizione climatica in Africa “per evitare una crisi globale” che sta portando all’estremo i fenomeni di malnutrizione che “favoriscono l’aumento della trasmissione di malattie come la malaria e costringendo a migrazioni di massa”.
Secondo le riviste, tra cui figura anche l’autorevole e prestigiosa The Lancet, “la crisi climatica è il prodotto dell'immobilismo globale”, tuttavia il continente africano “è responsabile del 3% dei gas serra emessi a seguito della rivoluzione industriale”, ma è altresì anche “uno dei più colpiti dal riscaldamento globale” nel mentre sta vivendo un'esplosione demografica – entro il 2050 una persona su quattro sarà africana – con uno dei tassi più alti di desertificazione.
"Gli effetti acuti e cronici della crisi climatica creano problemi come povertà, malattie infettive, migrazioni forzate e conflitti, che si stanno diffondendo nei sistemi globalizzati", spiega l'editoriale congiunto pubblicato sulle diverse riviste, e "lasciare i Paesi in balia degli shock ambientali provoca un'instabilità che ha gravi conseguenze per tutte le nazioni" perché se non cambia nulla, tra 50 anni il 19% della Terra sarà troppo caldo per essere abitabile, contro l’1% di oggi”.
L'editoriale, coordinato dalla coalizione delle istituzioni sanitarie “Uk Health Alliance on Climate Change”, esorta i paesi ad alto reddito a stanziare più soldi per la risposta climatica dell'Africa. Chiede poi che essi rispettino l'impegno preso nel 2009 di finanziare l'azione per il clima nei paesi in via di sviluppo con 100.000 milioni di dollari l'anno (circa 101.592 milioni di euro) e chiede inoltre la creazione di un fondo per perdite e danni per risarcire i paesi che hanno contribuito meno alle emissioni di gas serra, ma ne soffrono maggiormente gli effetti.
Una questione controversa, quest’ultima, rimasta irrisolta durante la scorsa Cop26 a Glasgow. Cop26 che, per altro, “ha concordato di raddoppiare i fondi stanziati per l'adattamento a 40 milioni di dollari entro il 2025”, sottolinea il quotidiano di Madrid. Un importo, che però secondo il vicesegretario generale delle Nazioni Unite, Amina Mohammed, è "solo una frazione dei 300.000 milioni di dollari all'anno di cui i paesi in via di sviluppo necessitano fino al 2030 per adattarsi ai cambiamenti climatici”.