AGI - Perdita di lucidità, torpore, a volte nausea e vomito, lenta perdita di conoscenza fino al coma, e in alcuni casi la morte.
L'ingestione accidentale di mandragora non è uno scherzo, i sintomi si manifestano nel giro di poche ore, e intervenire in tempo è cruciale.
Lo spiega all'AGI Amedeo Schipani, medico di famiglia e tossicologo della Simpesv, Società italiana medicina prevenzione e stili di vita, interpellato a margine del congresso Fimmg in corso a Villasimius dopo i casi di sospetta intossicazione da mandragora in Campania.
"La mandragora appartiene alla famiglia Solanaceae - spiega - al pari di altre piante commestibili come la patata, il pomodoro, la melanzana, il peperone, ecc., o tossiche come la Belladonna (Atropa belladonna), lo Stramonio (Datura stramonium), il Giusquiamo nero (Hyoscyamus niger), il Tabacco (Nicotiana tabacum), e altre".
Una pianta dalla fama lugubre, da sempre: "La particolarità, che ha reso nota nei secoli la mandragora come pianta magica - ricorda Schipani - è la radice antropomorfa, a cui sono accostate numerose leggende, come l'urlo agghiacciante che la pianta emetterebbe quando viene strappata dal terreno con la sua radice".
Se la radice sembra un minuscolo e inquietante umanoide, la pianta può sembrare una classica insalata: "Raccoglitori incauti - conferma l'esperto - possono raccogliere la mandragora scambiandola per altre piante considerate commestibili, quali la borragine, vari tipi di lattuga, addirittura gli spinaci. Purtroppo ogni anno si verificano casi di intossicazione più o meno severa, fino alla morte, per l'ingestione delle foglie di mandragora".
Questo perché, malgrado l'aspetto da "normale" verdura, la mandragora "contiene principi tossici appartenenti al gruppo degli alcaloidi tropanici, in particolare L-ioscina, L-iosciamina e atropina. Questi alcaloidi bloccano i recettori muscarinici (o colinergici) producendo effetti antimuscarinici. Questi recettori sono presenti in molti organi e apparati, a livello cerebrale, nel cuore, nella muscolatura liscia, negli occhi".
Per questo i sintomi sono quelli classici di una grave azione neurotossica: "Tra i sintomi sono presenti in quantità variabile sonnolenza, confusione mentale, fino al coma" e ancora "midriasi pupillare e visione offuscata, tachicardia, secchezza delle fauci, nausea, vomito, aumento della temperatura corporea".
Bisogna intervenire subito, avverte il tossicologo, e "la terapia specifica si basa sull'utilizzo della fisostigmina, che agisce come inibitore reversibile dell'acetilcolinesterasi. Inoltre si usano misure complementari come la lavanda gastrica".