AGI - Ormai è chiaro: la progressiva estinzione delle farfalle e di altri insetti in tutta Europa è dovuta al cambiamento negli habitat e nell'intensificazione dell'agricoltura. Anche in seguito alla scomparsa di paesaggi sensibili come brughiere e prati umidi, ad esempio, che le persone aravano alla fine del XIX secolo o per estirpare la torba o coltivare colture.
Una seconda ondata di decessi c’è poi stata nel corso degli anni '60, quando l'agricoltura si è fatta più industrializzata, ma è dagli anni '80 che il numero delle falene è diminuito, persino in montagna e nelle aree quasi naturali.
Sono queste, per sommi capi, le conclusioni a cui è approdato uno studio condotto da un team di tre paesi, Austria, Germania e Polonia, pubblicato sulla rivista Science of Total Environment, che dimostra come la conservazione della natura può salvare le specie dall’estinzione
Scrive il tedesco Die Zeit che i ricercatori hanno valutato i dati di 68 specie di farfalle che sono state trovate in 60.000 punti di osservazione in un'area di oltre 7.000 chilometri quadrati vicino a Salisburgo, nell'Austria settentrionale, basandosi su dati e classificazioni risalenti al 1920.
Ebbene, i dati dimostrano che “numerose specie stavano già diminuendo nelle loro popolazioni all'inizio del secolo scorso", ha spiegato Thomas Schmitt, direttore del Senckenberg Institute di Münchberg, responsabile della ricerca sugli insetti che insegna all'Università di Potsdam.
E che la prima ondata di estinzioni ha colpito principalmente le farfalle che vivono in ecosistemi sensibili come le paludi.
“Tali habitat venivano già distrutti alla fine del XIX secolo, durante il periodo di crescita demografica più intensiva in Europa, a causa della forte espansione dell'uso agricolo e forestale", ha affermato il biologo Jan Christian Habel dell'Università di Salisburgo, autore principale dello studio, mentre dalla metà del secolo scorso molte specie di farfalle si sono estinte a causa del deterioramento della qualità del loro habitat, come per altro sostenuto in un’intervista all’Agi dalla ricercatrice dell’Università di Padova Costanza Geppert, giunta alle stesse conclusioni.
La ricerca dimostra infine che la responsabile principale dell’estinzione delle farfalle, così come quella dei bombi e numerose altre specie d’insetti, sembra essere l'industrializzazione dell'agricoltura che a partire dagli anni ’60 “stava iniziando con l'uso intensivo di pesticidi e fertilizzanti artificiali”.
Il punto è che ora non ci sono “quasi più prati vallivi ricchi di fiori con la loro alta biodiversità, perciò le farfalle stanno scomparendo con loro” conclude Die Zeit.