AGI - Scienziati di tutto il mondo hanno reclutato dei cani e anche i loro proprietari per indagare sui segreti dell'invecchiamento canino. Obiettivo? Comprendere la biologia dell'invecchiamento nei cani da compagnia e fare qualcosa al riguardo.
Lo scrive 'The Atlantic', settimanale americano, che sottolinea come attraverso registrazioni veterinarie, campioni di Dna, questionari sanitari e test cognitivi, l'iniziativa congiunta dell'Università di Washington e della Texas A&M University terrà “traccia di molti aspetti della vita dei cani nel tempo”.
Sottoinsiemi più piccoli di cani parteciperanno invece a studi più mirati e valutazioni più ampie e da tutta questa ricerca gli scienziati sperano di “individuare schemi e collegamenti tra stili di vita e salute dall'infanzia agli anni d'oro” dei quattro zampe e “studiare così gli aspetti comportamentali e cognitivi della relazione cane-uomo”. Per svolgere i test, saranno coinvolti 40 mila cani da compagnia in un progetto che ha per tema e titolo: Family Dog Aging Project.
Una ricerca che potrebbe avere riflessi anche per l'uomo
Quel che di importante si aspettano i ricercatori è capire, attraverso le stime del numero di cani da compagnia nel mondo, che raggiungono le centinaia di milioni, come aiutare a migliorare le loro vite anche attraverso le cure che ricevono dai proprietari. Perciò, seguire i percorsi di vita di alcuni di questi compagni canini “potrebbe fornire suggerimenti che aiutano anche le persone a invecchiare in modo più sano”, sottolinea il servizio.
Quindi, poiché l'invecchiamento umano avviene nel corso di molti decenni, “studiare la biologia di questo processo è impegnativo” perché “significa monitorare le persone per 50, 60, 70 anni o più, il che può essere laborioso e costoso” mentre i cani, al contrario, invecchiano rapidamente. Cosa pessima e triste per chi ama questi animali. Anche perché la durata della vita del cane è fortemente legata alle sue dimensioni corporee, “con i bovari bernesi che hanno una vita media di sette anni e i chihuahua che quasi la raddoppiano arrivando 13 anni”. In generale, tuttavia, uno studio di 70 anni sulle persone sarebbe più o meno equivalente a un decennio per i cani.
Studiare i cani ha anche altri vantaggi, osserva 'The Atlantic': “La loro diversità genetica li rende modelli animali migliori rispetto ai ceppi consanguinei di topi, spesso utilizzati nella ricerca sull'invecchiamento”. E sebbene gli scienziati tendano a voler studiare i loro soggetti nell'ambiente controllato di un laboratorio, il fatto che i cani da compagnia vivano in case molto variabili insieme alle persone è in realtà utile quando si cerca di raccogliere intuizioni che si trasferiscono all'invecchiamento umano.
La salute del cervello dei cani al centro di analisi
Ad esempio, la salute del cervello è una parte fondamentale di questi studi. "Ci sono molte cose che semplicemente non sappiamo su come la cognizione del cane cambia con l'età", spiega lo psicologo comparativo Evan MacLean, direttore dell'Arizona Canine Cognition Center presso l'Università dell'Arizona, a Tucson.Tant’è che nell’ambito di quest’obiettivo, la collaboratrice di MacLean, Emily Bray, psicologa dell'Università dell'Arizona e dell'organizzazione di cani da assistenza Canine Companions, sta progettando una batteria di test cognitivi per cani basati su studi sulla cognizione dei roditori.
Ma anche la restrizione calorica è un argomento caldo nella ricerca sull'invecchiamento: gli scienziati hanno dimostrato che mangiare di meno e limitare il consumo di cibo può prolungare la vita di animali da laboratorio come i topi. Tant’è che i risultati mostrano che i cani nutriti solo una volta al giorno, l'8% del totale, sono in media più sani. Questi cani che consumano solo un singolo pasto “presentano meno disturbi gastrointestinali, dentali, ortopedici, renali, urinari e di altro tipo rispetto ai cani nutriti due o più volte al giorno”. E hanno persino ottenuto risultati leggermente migliori nei test cognitivi. “Non è chiaro come mangiare meno frequentemente migliori la cognizione, dice Bray, “ma l'effetto è stato netto: più o meno la differenza nei punteggi cognitivi medi tra i cani di sette e 11 anni”.
Si chiede 'The Atlantic': “Quindi cosa succede nel cervello dei cani mentre invecchiano?” Gli scienziati del Family Dog Aging Project lo stanno monitorando in Ungheria. Hanno scansionato il cervello dei cani con l'elettroencefalogramma e li hanno persino addestrato a rimanere fermi all'interno di una macchina fMRI, rivelando che, come per gli esseri umani, il loro cervello si restringe con l'età. In definitiva, il consiglio degli scienziati è che le persone dovrebbero mantenere i loro compagni canini impegnati in esercizi mentali, come l'allenamento con i trucchi e il lavoro sull’olfatto, come nascondere le prelibatezze per il gioco di annusare e poi cercare. Un. gioco da fare per tutta la vita perché "tutto ciò fa pensare un po' il cane". E lo mantiene in esercizio, più giovane e più agile.