AGI – Un utente internet su quattro potrebbe essere associato a un’infrastruttura suscettibile agli attacchi informatici, e, pertanto, non propriamente sicura.
Questo inquietante risultato emerge da uno studio, presentato durante la Passive and Active Measurement Conference 2022, condotto dagli scienziati dell’Università della California a San Diego, che hanno valutato la sicurezza delle infrastrutture internet di 75 paesi.
Il team, guidato da Alexander Gamero-Garrido, ha esaminato la topologia di internet alla ricerca di collegamenti deboli che, in caso di compromissione, potrebbero esporre il traffico di un’intera nazione.
La struttura di internet, spiegano gli autori, può variare notevolmente nelle diverse parti del mondo. In molti paesi sviluppati, un gran numero di provider compete per fornire servizi a un vasto bacino di utenti.
Queste reti sono direttamente connesse tra loro e si scambiano contenuti, un processo noto come peering. Tutti i provider possono anche collegarsi direttamente all’infrastruttura internet mondiale, ma gran parte della rete non funziona con gli accordi di peering per la connettività di internet.
In altre realtà, principalmente nei paesi economicamente svantaggiati, gli utenti si affidano a una manciata di provider, e generalmente un solo provider serve la maggior parte degli utenti.
In questi casi, i fornitori tendono ad affidarsi a un numero limitato di società chiamate sistemi autonomi di transito per ottenere l’accesso alla rete globale.
Gli studiosi hanno scoperto che spesso questi fornitori sono di proprietà dello Stato, il che rende i paesi con questo tipo di infrastruttura particolarmente vulnerabili agli attacchi.
L’analisi, commentano gli autori, evidenzia la necessità di una regolamentazione da parte del governo in materia di provider internet e di sistemi autonomi di transito disponibili in un paese.
Ad esempio, riportano gli scienziati, molti operatori di cavi internet sottomarini sono di proprietà statale.
Nelle regioni dell’emisfero australe, gli autori hanno anche individuato tracce di colonialismo nella topologia di internet.
La società francese Orange ha infatti una forte presenza in alcuni paesi africani. Questi dati potrebbero essere incompleti, precisano gli scienziati, per cui sarà necessario approfondire le indagini per comprendere appieno le dinamiche associate alla distribuzione dei provider.