AGI - Secondo un nuovo studio, i livelli di una sostanza chimica che distrugge l’ozono stanno misteriosamente aumentando, nonostante gli sforzi internazionali per metterla al bando. L’aumento della HCFC-141b, la sostanza chimica in questione, risulta poco comprensibile considerando che la produzione di cui si ha traccia è diminuita costantemente dal 2012.
“Tutto quello che posso davvero dire è che queste emissioni sono aumentate”, afferma Luke Western, scienziato presso il Laboratorio di monitoraggio globale della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), USA, che ha contribuito a guidare la nuova ricerca.
La scoperta sottolinea la complessità dello sbarazzarsi completamente di queste sostanze chimiche un tempo ampiamente utilizzate, che possono persistere negli elettrodomestici per decenni. Mostra anche come la mancanza di una diffusa rete di sensori renda difficile individuare le fonti del problema.
Nel 2018, i ricercatori avevano già riferito che i livelli della sostanza chimica vietata CFC-11, anch’essa distruttiva per l’ozono, erano in aumento rispetto al 2012. Un panel internazionale concluse allora che l’aumento era probabilmente dovuto alla produzione illecita, in gran parte nella Cina orientale, del CFC-11, forse perché il HCFC-141b, allora utilizzato in sostituzione del CFC-11 in quanto meno distruttivo per l’ozono, scarseggiava. I rilasci di CFC-11 hanno ricominciato a diminuire nel 2019.
Ormai però anche la produzione di HCFC-141b dovrebbe essere in calo. La sua eliminazione è iniziata nel 2013, con un divieto completo previsto per il 2030. È già stato sostituito da un gruppo di sostanze chimiche che non danneggiano lo strato di ozono. Ma gli scienziati affermano che i livelli atmosferici di HCFC-141b stanno effettivamente aumentando.
Le emissioni sono cresciute ogni anno tra il 2017 e il 2021, con un aumento di 3000 tonnellate dal 2017 al 2020, stimano i ricercatori. I risultati, basati su una combinazione di misurazioni da sensori e modelli computerizzati di come i gas si muovono nell’atmosfera, sono stati pubblicati da “Atmospheric Chemistry and Physics”, sebbene il documento non sia stato ancora sottoposto a revisione paritaria.
L’ascesa della nuova sostanza chimica non sembra essere una ripetizione dell’incidente col CFC-11, afferma Stephen Montzka, che dirige il laboratorio di monitoraggio della NOAA e ha guidato il lavoro che ha scoperto le emissioni di CFC-11. “Penso che nel caso del 141b la situazione sia molto più oscura”, dice.
I risultati dei sensori in Corea del Sud suggeriscono che il problema non provenga dalla Cina orientale. Sembra provenire da qualche parte nell’emisfero settentrionale, perché i livelli sono aumentati più velocemente lì che nel sud. Una possibilità è che l’HCFC-141b venga prodotto, clkandestinamente, da qualche parte nel mondo, afferma Montzka. Ma il problema potrebbe anche essere innescato quando apparecchi obsoleti vengono gettati via rilasciando il gas.