AGI - Il gigante dell’online Yandex avrebbe raccolto diversi dati sensibili dai cellulari dei suoi utenti, inviandoli poi a server Russi, secondo quanto riportato dal “Financial Times”, che ha citato come fonte uno studio del ricercatore Zach Edwards collaboratore dell’ente non profit Me2B Alliance.
Yandex ha confermato di raccogliere informazioni su "dispositivo, rete e indirizzo IP" che vengono archiviate "sia in Finlandia che in Russia", ma ha definito questi dati "non personalizzati e molto limitati", aggiungendo che "sebbene teoricamente possibile, in pratica è estremamente difficile identificare gli utenti basandosi esclusivamente su tali informazioni raccolte” e che la stessa Yandex “sicuramente non potrebbe farlo".
Naturalmente la notizia ha suscitato grande apprensione, in relazione a possibili utilizzi indebiti dei dati raccolti da parte del Cremlino. Sul punto l’AGI ha sentito Giorgio Ventre, ordinario di sistemi di elaborazione delle informazioni presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II. “Va sottolineato che i dati raccolti da Yandex non riguardano i contenuti di conversazioni o messaggi, ma come riportato dalla stampa, metadati come gli indirizzi IP. Resta il fatto che se ne potrebbe fare un uso distorto come tutto sommato ha anche ammesso Yandex stessa; si potrebbe ad esempio localizzare l’utente del cellulare in questione”.
Vista la portata dell’azione di tutti i giganti del web, non solo di Yandex, per Ventre la soluzione a questo genere di rischi non può che venire da una prospettiva europea: “Per far fronte a casi come questi, bisogna ragionare in termini europei: Yandex non opera solo in Russia, ma anche nell’Europa orientale, con servizi in app e di ricerca online. L’Unione Europea dovrebbe obbligare qualsiasi operatore che agisca nello spazio UE a stoccare i dati presso server sicuri e garantiti dall’ombrello delle norme europee”.
“Purtroppo – prosegue – l’Europa sembra all’inseguimento della realtà in rapida evoluzione del digitale, piuttosto che alla sua guida. Certo alcuni atti normativi anche recenti hanno dato un segnale nella giusta direzione, ma si tratterà sempre di rimedi parziali, finchè non ci sarà una strategia complessiva e tempestiva che guardi anche alla situazione del mercato del digitale in Europa, dove politiche di concorrenza mal studiate hanno impedito la crescita e il consolidamento di aziende europee in grado di competere a livello globale, come invece è stato permesso in settori diversi, come l’aeronautica, facendo emergere ad esempio un gigante continentale come Airbus”.
"Nel prossimo futuro la dimensione delle sfide che ci troveremo ad affrontare nei settori del digitale sarà sempre più di portata globale, non possiamo pensare di affrontarle da soli” conclude Ventre.