AGI - La fusione dei ghiacciai himalayani sta subendo una critica accelerazione, minacciando l’approvvigionamento idrico di milioni di persone in Asia. L’allarmante risultato emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Scientific Reports, condotto dagli scienziati dell’Università di Leeds, che hanno valutato la perdita di ghiaccio nell’Himalaya degli ultimi anni in relazione ai periodi precedenti. Il team, guidato da Jonathan Carrivick, ha scoperto che negli ultimi decenni i ghiacciai himalayani hanno perso ghiaccio dieci volte più velocemente rispetto alla media dall’ultima grande espansione dei ghiacciai, avvenuta tra 400 e 700 anni fa, durante la Piccola era glaciale (PEG).
Gli scienziati hanno esaminato le immagini satellitari per stimare l’estensione del precedente ghiacciaio e l’elevazione della superficie del ghiaccio. L’analisi rivela anche che i ghiacciai si stanno riducendo molto più rapidamente rispetto ad altre parti del mondo. Il gruppo di ricerca ha ricostruito le dimensioni e le superfici di ghiaccio di 14.798 ghiacciai himalayani durante la PEG.
Gli esperti hanno calcolato che i ghiacciai hanno perso circa il 40 per cento della loro area, provocando la riduzione di un picco che misurava 28 mila chilometri quadrati, e oggi raggiunge circa 19.600 chilometri quadrati. Durante il periodo considerato, aggiungono gli studiosi, sono stati persi tra 390 e 586 chilometri cubici di ghiaccio. L’acqua rilasciata dalla fusione ha contribuito all’aumento del livello del mare stimato tra 0,92 e 1,38 millimetri a livello globale, secondo i calcoli del team.
“I nostri risultati – spiega Carrivick – mostrano chiaramente che i ghiacciai himalayani stanno perdendo ghiaccio a una velocità almeno dieci volte superiore rispetto al tasso medio dei secoli scorsi. Questa accelerazione è emersa solo negli ultimi decenni e coincide con il cambiamento climatico indotto dall’uomo”. L’aumento del tasso di velocità della fusione dei ghiacciai himalayani ha implicazioni significative per centinaia di milioni di persone che dipendono dai principali sistemi fluviali dell’Asia per cibo ed energia. Il Brahmaputra, il Gange e l’Indo sono solo alcuni dei fiumi che risentono delle conseguenze derivanti dall’accelerazione del tasso di fusione.
“Dobbiamo agire con urgenza per ridurre e mitigare l’impatto del cambiamento climatico di origine antropica – sottolinea Carrivick – la modellizzazione di queste alterazioni è fondamentale in questo senso, perché ci consente di effettuare previsioni e simulazioni di ciò che ragionevolmente potrebbe accadere”. “Le persone nelle regioni più soggette alle conseguenze di questi effetti – conclude Simon Cook, docente di geografia e scienze ambientali presso l’Università di Dundee, coautore dell’articolo – stanno già assistendo a cambiamenti che vanno al di là di quanto osservato da secoli. Il nostro lavoro conferma che i cambiamenti climatici stanno accelerando e che provocheranno un impatto significativo su intere regioni”.