AGI - Il meccanismo di interazione per cui i neuroni associati alla sensazione di fame spingono a cercare il cibo dipende dall'attività stessa dei neuroni. A rivelarlo uno studio, pubblicato sulla rivista Nature, condotto dagli scienziati del Beth Israel Deaconess Medical Center (BIDMC), che hanno utilizzato un modello murino per capire come la fame possa migliorare l'apprendimento di compiti orientati a ottenere del cibo.
Il team, guidato da Bradford B. Lowell, ha esaminato la sottopopolazione di neuroni nell'ipotalamo AgRP, o neuroni della fame, in quanto responsabili della sensazione di appetito. "La sola presenza di cibo - osserva Janet Berrios, collega e coautore di Lowell - può inibire l'attività dei neuroni AgRP, attenuando la fame, ma se lo spuntino non viene consumato, l'attività riprende".
Il gruppo di ricerca ha addestrato dei topolini a riconoscere un segnale luminoso come possibilità di mangiare. Una volta bloccata l'attività dei neuroni della fame, gli animali manifestavano tuttavia grandi difficoltà di apprendimento.
"Gli stimoli alimentari nell'ambiente - riporta Lowell - inibiscono l'attività AgRP, portando a una ricompensa abbastanza potente da migliorare l'apprendimento. È probabile che la sensazione della sete funzioni in modo simile, anche se con un set diverso di cellule neuronali".
"Questo concetto potrebbe spiegare perché la dieta è cosi' difficile - conclude Lowell - le persone che seguono un regime alimentare ferreo provano costantemente questa sensazione di spiacevolezza a causa dell'attività dei neuroni e nel cervello non si innesca il meccanismo di ricompensa. Sembra che mangiamo e beviamo perché nutrirsi riduce l'attività di questi neuroni e la sensazione spiacevole che ne deriva".