AGI - L’intervento umano potrebbe essere associato a una serie di danni a livello di ecosistemi provocati a più della metà dei fiumi del mondo. Questa la conclusione a cui giunge uno studio, pubblicato sulla rivista Science, condotto dai ricercatori dell’Università di Tolosa, che hanno analizzato quasi 2.500 fiumi in tutto il mondo.
“Secoli di attività antropiche come la pesca eccessiva, l'inquinamento dell'acqua e il cambiamento climatico hanno provocato alterazioni e danni agli ecosistemi fluviali – spiega Guohuan Su dell’Università di Tolosa – solo il 14 per cento dei fiumi con popolazioni ittiche sembra essere sfuggito ai danni più gravi”.
Il team ha valutato l’impatto antropico in quasi 2.500 fiumi che scorrono in tutto il mondo, incluse 10.682 specie di pesci, 170 delle quali si sono estinte in determinati bacini fluviali, una percentuale già significativa che potrebbe essere, secondo gli autori, anche sottostimata.
“Le aree più colpite sono stati i luoghi con una popolazione ampia e ricca – commenta Frankie Mayo, un attivista della UK Youth Climate Coalition – come l’Europa occidentale e il Nord America. Il rapporto mostra che non apprezziamo ciò che dovremmo, il che sta provocando cambiamenti climatici, alterazioni della fauna selvatica, perdita di spazi naturali e disconnessioni con la natura”.
Gli scienziati spiegano che fiumi e laghi ricoprono meno dell’un per cento della superficie del pianeta, ma rappresentano ecosistemi vitali, in grado di fornire cibo e acqua pulita a milioni di persone. “Il 23 per cento delle specie di pesci d’acqua dolce è attualmente considerato a rischio – sostiene Su – e questi ecosistemi non potranno essere ripristinati facilmente una volta persi. Per salvaguardare i fiumi dobbiamo regolamentare le attività svolte dalle grandi aziende e allo stesso tempo lavorare sugli individui, ricostruendo un rapporto con i fiumi, reintroducendo le specie perdute, dove possibile, e sensibilizzare tutti sull’importanza delle realtà fluviali”.