AGI - Le giraffe femmine adulte della Tanzania che vivono circondate da un gruppo sociale ristretto, che le aiuta a crescere i figli e a contrastare le molestie da parte dei maschi, mostrano un’aspettativa di vita più elevata. A rivelarlo uno studio pubblicato sulla rivista Proceeding of the Royal Society B, condotto dagli scienziati dell'Università di Zurigo, che hanno analizzato la socialità degli esemplari di giraffe della Tanzania per valutare l’impatto sulla loro longevità.
Una maggiore resistenza
“La possibilità di contare sul supporto di altri esemplari – spiega Barbara König, docente di Comportamento animale presso l’Università di Zurigo – sembra avere un impatto maggiore sul tasso di sopravvivenza delle giraffe rispetto all’accesso al cibo, alla presenza umana e ad altri fattori”. Il team ha trascorso un decennio a studiare le giraffe Masai della Tanzania, l’animale terrestre più alto del mondo, concentrandosi sugli esemplari della regione del Tarangire. Gli scienziati hanno monitorato un gruppo di circa 60-90 femmine adulte, notando che tendevano a formare gruppi per affrontare meglio alcune situazioni.
Le giraffe Masai
“Le giraffe Masai sono classificate come a rischio di estinzione dall'Unione internazionale per la conservazione della natura, con circa 32.550 in natura, secondo le stime attuali – osserva l’esperta – i nuclei sociali potrebbero condividere informazioni sulle migliori fonti di cibo e cooperare per crescere i più piccoli, oltre a unire le forze per respingere le molestie dei maschi. Questi animali possono trascorrere fino a 20 ore al giorno a nutrirsi di foglie e ramoscelli di acacia”.
Metà dei cuccioli viene uccisa nei primi mesi di vita
La ricercatrice aggiunge che i piccoli appena nati sono inizialmente molto attaccati alle madri, poi vengono affidati a un’altra giraffa che li alleva. “Stretti legami tra le madri assicurano la protezione dei più giovani – afferma l’autrice – specialmente perché oltre la metà dei cuccioli viene uccisa dai predatori durante i primi mesi di vita”. “Le giraffe sono animali gregari, in molti atteggiamenti sono simili agli esseri umani – precisa Monica Bond, collega e coautrice di König – sviluppare un senso di comunità per questi esemplari può essere vantaggioso”. Stando ai primi dati dello studio, gli animali che vivevano vicino agli insediamenti umani avevano maggiori probabilità di essere solitari. “La nostra ipotesi è che la presenza dell’uomo potesse aver assicurato alle giraffe la stessa protezione derivante dai gruppi sociali – conclude König – ma i nostri dati indicano che la socialità influisce in modo più significativo sulla longevità degli animali”.