AGI - Un polpo mediterraneo, noto con il nome scientifico di Argonauta Argo, potrebbe diventare il "mollusco dell’anno", selezionato tra 120 specie marine candidate in tutto il mondo, nella singolare competizione "Mollusc of the Year" promossa dall'Istituto di ricerca e museo di storia naturale di Francoforte "Senckenberg" attraverso una call scientifica globale. In palio per il mollusco vincitore non c'è nulla, ovviamente: il concorso si concluderà infatti non con una premiazione ma con il sequenziamento del genoma della specie vincitrice.
L’Argonauta Argo è tra i 5 finalisti. A decretare il vincitore sarà il pubblico che potrà votare fino al 31 gennaio. Questo polpo pelagico, caratterizzato da un guscio che rimanda a una conchiglia e da tentacoli che evocano remi o vele, prende il nome dal mito greco degli Argonauti, gli eroi che sulla nave Argo attraversarono i mari fino alla Colchide, per impadronirsi del Vello d’Oro, custodito dai barbari abitanti di quella regione che corrisponde all'odierna Georgia.
La specie è stata candidata al riconoscimento mondiale di mollusco dell’anno da Fabio Crocetta, biologo marino del dipartimento di Ecologia marina integrata della stazione zoologica Anton Dohrn, Istituto nazionale di biologia, ecologia e biotecnologie marine, che ha recentemente rinvenuto un esemplare di Argonauta Argo nel Golfo di Napoli, durante analisi di routine delle specie accessorie nella pesca al pesce azzurro.
L’Argonauta è un polpo dai tratti ancestrali che affascina naturalisti, scrittori ed il grande pubblico sin dall’antichità. Gusci di Argonauta, raffigurati anche in ceramiche risalenti al 3000 a.C., erano spesso usati come ornamenti da danzatrici e donne asiatiche. Inoltre, l’Argonauta è stato al centro di diversi poemi e libri, tra cui il romanzo Ventimila leghe sotto i mari di Jules Verne.
Descritti originariamente nel mar Mediterraneo, un tempo si riteneva che gli Argonauti usassero il loro grande paio di braccia dorsali come “vele o remi” e le loro “conchiglie” come navi per galleggiare sulla superficie dell'oceano, proprio come impavidi “navigatori”. Oggi sappiamo che la specie ha uno stile di vita pelagico, ossia vive in mare aperto (a differenza della maggior parte dei cefalopodi), e che, sebbene sia possibile incrociarla nelle acque tropicali e subtropicali di tutto il mondo, l’incontro con gli uomini è una vera e propria rarità. La specie è originale per numerosi motivi.
È, innanzitutto, caratterizzata da un estremo dimorfismo sessuale, con le femmine che appaiono come grandi polpi e crescono fino a 30 centimetri ed i maschi generalmente molto più piccoli fino a 2 centimetri. Le femmine hanno anche braccia extra larghe (i celebri “remi o vele”) che secernono il guscio, una struttura idrostatica finemente forgiata ed utilizzata non solo per ottenere un assetto neutro, ma anche per proteggere e trattenere le uova.
Gli Argonauti, inoltre, sono voraci predatori ed usano i tentacoli per afferrare la preda e trascinarla verso la bocca, dove la mordono, iniettando del veleno prodotto dalla ghiandola salivare. Sono anche in grado di attaccare e divorare prede più grandi di loro, come le meduse. Gli Argonauti appartengono ad un gruppo basale dell’ordine Octopoda, e potrebbero conservare alcune caratteristiche dei polpi ancestrali. Il loro guscio ha una struttura particolare, interamente calcitica e priva di camere con setti, a differenza di tutti gli altri cefalopodi provvisti di conchiglia, tra cui Nautilus pompilius e Spirula spirula.
Infine, il guscio non è prodotto dal mantello, che è, solitamente, il responsabile della formazione delle conchiglie, ma dai due tentacoli modificati. Questo carattere non è presente in alcun antenato - attuale o passato - e presumibilmente costituisce un’innovazione evolutiva unica del genere Argonauta. Il sequenziamento del suo genoma potrebbe finalmente fornire ulteriori importanti informazioni sui misteri legati alla vita di questa specie.