Le differenze nel modo in cui le esperienze emozionali e sensoriali vengono descritte potrebbero influenzare la percezione stessa delle situazioni. A rivelarlo uno studio, pubblicato sulla rivista Affective Science, condotto dagli esperti dell’Università di Miami, che hanno analizzato la correlazione tra la descrizione in determinati idiomi di un evento sensoriale e la percezione dello stesso evento in base alla lingua in cui viene espresso.
“Diamo per scontato il fatto che sentimenti come amore, felicità o dolore siano descritti con parole ed espressioni diverse in tutte le lingue – commenta Morgan Gianola, studente laureato in Psicologia presso l’Università di Miami e primo autore dell’articolo – ci siamo chiesti se queste differenze possano o meno influenzare la percezione di eventi soggettivi, come sensazioni di dolore o piacere”. Il team ha coinvolto 80 partecipanti bilingue ispanici e latino-americani delle comunità dell'Università di Miami e della contea di Miami-Dade, che hanno partecipato a sessioni separate in inglese e spagnolo, durante le quali è stato chiesto loro di descrivere le sensazioni derivanti da una sensazione dolorosa di calore sul braccio, di entità costante.
“Il nostro laboratorio – spiega Elizabeth Losin, direttrice del Laboratorio di neuroscienze sociali e culturali presso l'Università di Miami e seconda firma dell’articolo – si occupa di valutare se e come i fattori sociali, l’idioma parlato o l'identità culturale possano influenzare le risposte al dolore e altri comportamenti clinicamente rilevanti”.
Gli scienziati hanno lavorato nel campo della relatività linguistica, secondo cui potrebbero esistere differenze nell’elaborazione e nello svolgimento di processi cognitivi tra i parlanti di diversi idiomi, differenze che potrebbero manifestarsi anche nel caso del bilinguismo. “Abbiamo monitorato le valutazioni verbali soggettive dei partecipanti – afferma Maria Llabre, del Dipartimento di Psicologia presso l'Università di Miami e coautrice dell’articolo – e monitorato le loro risposte fisiologiche, frequenza cardiaca e sudorazione del palmo”.
“I partecipanti si definivano biculturali, come emerso dai sondaggi che abbiamo effettuato – sostiene Gianola – ma abbiamo scoperto che le valutazioni del dolore erano più elevate quando i soggetti parlavano la lingua della loro identità culturale preponderante, in cui il dolore veniva descritto più intenso e le risposte fisiologiche sembravano più ampie”.
Secondo i risultati dello studio, i partecipanti che si identificavano con la cultura ispanica hanno mostrato un dolore maggiore quando parlavano spagnolo e i sudamericani riportavano sofferenze più elevate parlando in inglese. “Le persone equilibrate nell’impegno tra le due culture – riporta l’esperto – hanno mostrato reazioni simili nel caso delle due lingue. Il nostro lavoro suggerisce che le risposte corporee al dolore hanno svolto un ruolo importante nel determinare le valutazioni del dolore tra i partecipanti bilingue più orientati verso la cultura ispanica”.
L’autore ribadisce che questi dati implicano che la lingua può influenzare una percezione apparentemente invariabile come la percezione del dolore. “Per i prossimi studi – conclude Gianola – indagheremo i processi cerebrali che contribuiscono agli effetti riscontrati in questo lavoro. Il nostro obiettivo è quello di comprendere il ruolo svolto dal linguaggio nell'influenzare la cognizione e la percezione”.