AGI - Un’alimentazione vegana, vegetariana o pescetariana potrebbe esporre in misura maggiore al rischio di incorrere in fratture ossee, a causa del ridotto apporto di proteine e calcio. Grazie a uno studio pubblicato sulla rivista open access BMC Medicine e condotto da ricercatori delle Università di Oxford e Bristol, è stato scoperto un aumento del 43% delle possibilità di fratture totali per coloro che seguono diete che non includono il consumo di carne.
Studiate per diciotto anni 54.899 persone
“Prendendo in considerazione l’indice di massa corporea (BMI), il calcio e l’assunzione di proteine – afferma Tammy Tong, epidemiologo nutrizionale presso il Nuffield Department of Population Health dell’Università di Oxford – abbiamo notato tuttavia che il rischio assoluto di fratture è meno significativo”. Il team ha analizzato i dati relativi a 54.898 persone nell’ambito dello studio EPIC-Oxford, prendendo in considerazione uomini e donne del Regno Unito reclutati tra il 1993 e il 2001. Il 54 per cento dei partecipanti seguiva un’alimentazione normale, il 15 per cento pescetariana, il 28 per cento vegetariana e il 3 per cento vegana. Il follow up è stato condotto per una media di 18 anni, durante i quali sono state monitorate le condizioni di salute ossea e l’insorgenza di fratture nel campione di riferimento.
“Questo è il primo studio completo sui rischi di fratture totali e sito specifiche in base alle abitudini alimentari – commenta l’autore – i nostri risultati evidenziano che il rischio di frattura all’anca potrebbe essere fino a 2,3 volte più elevato per i vegani rispetto alle persone che mangiano la carne, il che si traduce in una media di 15 casi in più ogni mille persone in 10 anni”.
Le ossa più esposte alle fratture
Il gruppo di ricerca riporta i dati sulle fratture ossee di braccia, polsi, anche, gambe, caviglie e altri siti, come clavicola, costole e vertebre. “Oltre a un rischio più elevato di problemi all’anca – riporta lo scienziato – i non mangiatori di carne erano associati a una percentuale maggiore di fratture alle gambe. Non abbiamo osservato differenze significative nei rischi tra i gruppi dietetici per quanto riguarda braccio, polso o caviglia”.
Gli esperti hanno preso in considerazione l’assunzione totale di proteine, il che ha portato a un lieve calo nelle possibilità di insorgenza delle fratture. “Studi precedenti – sottolinea Tong – hanno dimostrato che un basso indice di massa corporea potrebbe essere legato a un rischio più elevato di fratture dell'anca e a un basso apporto di calcio e proteine potrebbe essere associato a una peggiore salute delle ossa. Il nostro lavoro dimostra che i vegani, che in media hanno un indice di massa corporea, un apporto di proteine e calcio inferiori, possono correre rischi più elevati in ambito di salute ossea”.
Secondo il team, diete ben bilanciate e prevalentemente a base vegetale possono migliorare il benessere dell’organismo. “Non abbiamo distinto tra le fratture provocate da una minore salute delle ossa – conclude l’autore – e quelle provocate da incidenti. Un altro limite riguarda la popolazione di rappresentanza, che includeva principalmente individui bianchi europei, per cui ci proponiamo di continuare a indagare estendendo il campione di riferimento per i prossimi studi”.