AGI - Si assottigliano le speranze di trovare un giorno dei venusiani. Il riesame delle analisi e dei dati riguardanti la presenza di fosfine sul pianeta Venere sembra suggerire che i livelli delle sostanze che avevano contribuito ad alimentare le speranze di forme di vita microbiche sul pianeta, potrebbero essere almeno sette volte inferiori rispetto alle prime conclusioni divulgate sulla rivista Nature Astronomy. Pubblicando un articolo sul sito preprint arXiv, gli esperti dell’Università di Cardiff hanno rettificato i calcoli e declassato le affermazioni iniziali.
“Abbiamo rilevato la presenza di fosfine – dichiara l’autrice Jane Greaves durante il Venus Exploration Analysis Group (VEXAG) della NASA – grazie al James Clerk Maxwell Telescope (JCMT), nelle Hawaii, e all’Atacama Large Millimeter / submillimeter Array (ALMA), in Cile. Si tratta di strumenti sensibili alla radiazione fredda emessa dall’atmosfera di Venere, che hanno rilevato la firma unica delle fosfine”.
Diversi autori hanno tuttavia espresso scetticismo nei confronti della scoperta, sollevando la possibilità che le soluzioni adottate dal team nell’interpretazione delle rilevazioni potrebbero aver generato dei falsi positivi. Gli scienziati che lavorano ad ALMA hanno scoperto errori di calibrazione e, dopo aver rianalizzato i dati, gli esperti dell’Università di Cardiff hanno dichiarato che i livelli di fosfina, seppur presenti, sono molto più bassi di quanto inizialmente calcolato. Anche se poi aggiungono: “Credo siano ancora superiori rispetto alle quantità che si evidenzierebbero in caso di processi naturali – sostiene Greaves – come fenomeni di vulcanismo”.
In uno studio pubblicato sulla rivista Astronomy & Astrophysics, gli astronomi dell’Osservatorio di Parigi spiegano che la fosfina potrebbe non essere l’unico elemento a restituire la firma analizzata dal team di Greaves. “La presenza di un quantitativo sufficiente di queste sostanze – spiega Therese Encrenaz dell'Osservatorio di Parigi – sarebbe stata rilevata dalle osservazioni raccolte dall'Infrared Telescope Facility della NASA che abbiamo analizzato. Anche se la fosfina fosse presente sul pianeta, non credo sia in quantità adeguate a ipotizzare la presenza di forme di vita microbiche”.
Un altro lavoro, presentato sulla rivista Nature Astronomy, suggerisce invece che i dati spettroscopici interpretati come presenza di fosfine potrebbero essere spiegati da una linea di assorbimento sovrapposta da anidride solforosa, il gas che compone la maggior parte delle nuvole venusiane.
“Il segnale ritenuto firma delle fosfine – ritiene Geronimo Villanueva, astronomo planetario del Goddard Space Flight Center della NASA, autore del documento pubblicato su Nature Astronomy – potrebbe essere collegato in parte alla presenza di anidride solforosa”. Un altro problema relativo alla scoperta degli astronomi dell’Università di Cardiff riguarda la posizione delle fosfine, che sarebbero state rilevate a 55 chilometri dalla superficie, quando ALMA dovrebbe essere sensibile solo agli assorbimenti di sostanze ad altitudini superiori a 70 chilometri.
“È ancora presto per sapere dove condurranno le scoperte relative alle fosfine su Venere – osserva Greaves – forse potremo avere informazioni più precise dalle prossime osservazioni, ma, a prescindere dalle fosfine, è probabile che troveremo qualcosa di nuovo ed entusiasmante relativo al nostro vicino cosmico”.